Giovedì 25 Aprile 2024

C’era una volta la vampira Falce sul collo e lucchetto Quella sepoltura simbolica

In Polonia trovati i resti di una donna del XVII secolo: una sospetta Lady Dracula. La lama sulla giugulare per evitare che si risvegliasse per succhiare il sangue

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di Riccardo Jannello

La vampira sepolta e scoperta nei giorni scorsi in Polonia aveva una falce sul collo, così se si fosse svegliata la lama l’avrebbe almeno ferita se non decapitata e non avrebbe potuto andare in giro la notte per le strade a succhiare il sangue dei poveri umani. Perché i vampiri, in molte credenze, non erano altro che morti viventi dai potenti canini che col calar delle tenebre portavano scompiglio fra la gente per nutrirsi. E che come zombi continuavano a spargere orrore, così anche le streghe, fino a quando un palo piantato nel cuore non facesse giustizia.

Leggende e superstizioni contro le quali l’imperatrice Maria Teresa d’Austria fu costretta a promulgare una legge con la quale era vietato profanare e scoprire tombe. Ma era ormai tardi per frenare la favola dei primi Dracula. E proprio lo scheletro di una vampira del XVII secolo è stato ritrovato in una tomba a Bydgoszcz, 350mila abitanti, circa 300 chilometri a nord ovest di Varsavia. Gli archeologi dell’università Nicolaus Copernicus di Torun, guidati dal professor Darius Polinski, considerano lo stato in cui si trova la sepoltura eccezionale per i loro studi. Lo scheletro aveva oltre alla falce un lucchetto all’alluce sinistro che simboleggia "la chiusura e l’impossibilità di tornare", spiega Polinski che sottolinea come altri modi per impedirne il ritorno erano "tagliargli la testa o le gambe, posizionare il defunto a faccia in giù in modo che mordesse il terreno, bruciarlo e schiacciarlo con una pietra".

La nostra vampira doveva essere dell’alta società, perché aveva tenuto sulla testa un berretto di seta; non poteva mancare il canino anteriore sporgente ed ecco la conferma del vampirismo della signora vissuta nel Seicento. La Polonia era ben nota per la presenza di questi personaggi che galleggiano fra superstizione e folclore. Nel Dizionario Filosofico (1756) così li descriveva Voltaire: "Questi vampiri erano cadaveri, che uscivano dalle loro tombe la notte per succhiare il sangue dei vivi, sia dalle loro gole che dai loro stomachi, e poi tornavano nei loro cimiteri. Le persone a cui succhiavano il sangue si indebolivano, divenivano pallide e iniziavano a consumarsi, mentre i cadaveri che succhiavano il sangue prendevano peso, la loro carnagione si faceva rosea e godevano di un grande appetito. Fu in Polonia, Ungheria, Slesia, Moravia, Austria e nella Lorena che i morti poterono così gioire". Una tradizione – lo dimostra il Dracula di Bram Stoker e il legame con la Transilvania rumena dove vive Vlad – soprattutto dell’Europa dell’Est, ma che si è poi allargata anche all’America che ne ha cantato l’epopea in note pellicole come ad esempio Intervista col vampiro, il film di Neil Jordan dal romanzo di Anne Rice. In quel caso l’ambientazione principale è nella misteriosa e demoniaca New Orleans.

Sempre in Polonia, il ritrovamento di Bydgoszcz non risulta l’unico. Nel 2014 una tomba vicino al Mar Baltico rivelò un uomo a cui era stata amputata la dentatura superiore. Ma soprattutto il professor Lesley Gregoricka, della università dell’Alabama del Sud, ritiene di aver scoperto lo scorso aprile un "cimitero dei vampiri" nella campagna di Drawsko, 5.000 anime, 150 chilometri a ovest di Bydgoszcz verso il confine tedesco. Degli scheletri esumati, sei erano stati sepolti con la falce sulla gola o col cranio tagliato e messo fra le gambe. Secondo Gregoricka, la mattanza era avvenuta perché la popolazione riteneva queste persone gli untori di una grave epidemia di colera che nel XVII secolo aveva quasi sterminato la popolazione. Per loro erano comunque vampiri.