Venerdì 19 Aprile 2024

Centri storici, la ricetta dell’urbanista: "Aiutiamo giovani e attività. Più parcheggi interrati"

Berdini denuncia la deriva: le nostre grandi città ormai assomigliano ai duty free "Per essere competitivi con le piattaforme online bisogna finanziare le eccellenze"

L'urbanista Paolo Berdini

L'urbanista Paolo Berdini

Bologna, 15 maggio 2023 –  I nostri centri storici ormai assomigliano a dei duty free. L’omologazione è uno dei tanti fenomeni che hanno contributo allo svuotamento dei cuori delle città". Per l’urbanista Paolo Berdini il fenomeno è iniziato negli anni Settanta e ora è nella sua seconda (e più violenta) fase.

Come siamo arrivati a questo punto?

"Tutto è iniziato 50 anni fa, con la grande terziarizzazione. Milano e Torino hanno visto una diminuzione della popolazione, ma gli uffici hanno continuato a fornire vitalità. Oggi i centri storici, in particolare Roma e Milano, sono diventati destinazioni turistiche. La capitale ha sostituito molti uffici con case vacanza o alberghi. Anche a Milano è successo. Lo svuotamento dei centri oggi è principalmente dovuto al turismo".

Dove è più critica la situazione?

"Nei piccoli comuni. Penso alle aree appenniniche, pedemontane e alpine, dove si registra un crollo demografico oltre ogni previsione. Al Sud è peggio che al Nord. È necessario intervenire per preservare un patrimonio culturale e urbano unico in Europa. I piccoli centri storici soffrono maggiormente a causa della loro accessibilità limitata".

Quanto hanno pesato le piattaforme digitali come Airbnb?

"Molto. Hanno semplificato l’accesso agli alloggi e contribuito allo svuotamento dei centri storici. Un fenomeno dovuto al circuito turistico e alla mancanza di interventi per regolare il mercato immobiliare. L’aumento incontrollato dei valori ha portato a uno svuotamento selettivo: gli affitti diventano troppo cari e allora ci si sposta".

È un problema esacerbato anche dall’arrivo delle grandi catene commerciali?

"I grandi marchi, come quelli che vediamo negli aeroporti, stanno occupando anche le nostre città, senza favorire il reinserimento. Ad Assisi, ad esempio, molte botteghe hanno chiuso e non c’è più nulla. Bisogna scendere fino a Santa Maria degli Angeli per fare la spesa".

E la concorrenza degli outlet e dei centri commerciali in periferia quanto influisce?

"In Francia hanno calcolato che per ogni centro commerciale che nasce muoiono dalle 80 alle 100 botteghe".

Soluzioni?

"Favorire i giovani, offrendo spazi, incentivi e agevolazioni fiscali. Ma bisogna creare realtà di assoluta eccellenza, magari appoggiate a cooperative che fungano da incubatore, perché solo così si può pensare di essere concorrenziali con le grandi piattaforme di vendita al dettaglio online".

Le zone a traffico limitato e la carenza di parcheggi sono un problema?

"Assolutamente. Prendiamo spunto dall’estero: servono grandi parcheggi interrati. Per le famiglie con bambini, penso ad esempio ai comuni collinari, è dura lasciare la macchina lontana. La mobilità accessibile in tempi ragionevoli è un diritto".

La tendenza si può invertire?

"È difficile, ma non impossibile. Abbiamo sprecato grandi risorse con il Superbonus. Potremmo investire cifre analoghe per reinserire serviz i cruciali come attività commerciali, scuola e ospedali. Senza questi tre pilastri, la voglia di abbandonare i piccoli centri storici sarà dura da arginare".