Mercoledì 24 Aprile 2024

Cenoni con pochi intimi: solo sei a tavola Ristoranti chiusi, un conto da 720 milioni

Il governo raccomanderà di limitare gli inviti a casa. La protesta per lo stop ai locali a Natale e Santo Stefano: dovete ricompensarci al 100%

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di Giovanni Rossi

L’attesa per il Dpcm natalizio nell’anno pandemico 2020 cresce di ora in ora, destinata a superare ogni storico livello di trepidazione. Da oggi al 4 dicembre, quando il disciplinare delle festività sarà ufficialmente presentato a Palazzo Chigi, gli italiani potranno solo spiluccare anticipazioni da un menù tuttora in gestazione: ipotesi complessivamente verosimili calate dall’alto per valutarne l’effetto sugli umori nazionali. Queste esercitazioni normativo-mediatiche altro non sono che il generoso auto-assist dei decisori Conte&Speranza, costretti all’ingrato compito di regolare tavolate familiari e spirito della festa, in concorrenza impossibile con Gesù Bambino, bue e asinello, cappelletto in brodo di cappone e panettone a lievitazione naturale.

Raccomandazione numero uno: la tavolata di Natale o il cenone di Capodanno non dovrà attovagliare più di 6 persone, fatti salvi i nuclei familiari numerosi (se così registrati all’anagrafe). Ovviamente il Dpcm non prevederà un divieto vero e proprio, essendo le abitazioni luoghi privati, ma certamente solleciterà le famiglie ad adeguata selezione, non senza mimetizzati colpi bassi: invocando le raccomandazioni di governo e la par condicio parentale, moglie e marito con prole potrebbero infatti lasciare a casa i rispettivi suoceri – magari per la prima volta – dando serenamente la colpa al Covid. Eh già, perché a Natale, Santo Stefano, San Silvestro, Capodanno, Epifania, tutti i ristoranti dovrebbero essere chiusi, per evitare assembramenti e in particolare tavolate troppo estese, seppur abilmente camuffate da microdistanziamenti tra i diversi ceppi parentali intenzionati a celebrazioni d’alto rango. Diminuiscono considerevolmente anche le possibilità di ripristino del turno serale di ristorazione, dal 5 al 23 dicembre, almeno nelle zone gialle. Protesta la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi): senza le cene di Natale e Capodanno, i ristoranti rischiano di perdere una fortuna. "Lo scorso anno 4,9 milioni di italiani hanno trascorso il 25 dicembre in uno degli 85mila locali aperti spendendo 270 milioni di euro – è il calcolo associativo –. A questi si aggiungono 445 milioni di euro spesi a Capodanno da 5,6 milioni di persone per il cenone, per un totale di quasi 720 milioni di euro" (715 per la precisione). Non solo: "Dicembre da solo vale 7,9 miliardi di euro, il 20% del fatturato annuo. Quindi se si vuole impedire ai ristoranti di lavorare a cena, bisogna compensare le perdite al 100%", è la richiesta al governo.

Andrà meglio forse per lo shopping. Nelle zone gialle l’apertura dei negozi sarà con ogni probabilità estesa fino alle 21, così da favorire ingressi scaglionati della clientela e consentire il massimo distanziamento. Il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino successivo andrà in ogni caso rispettato. Nel balletto sugli orari non sembra essere passata, al momento, la linea di un coprifuoco più permissivo per le vigilie delle feste maggiori. Esistono varie sensibilità, e non è escluso che qualche deroga sia alla fine concessa.

L’eccezione più dibattuta riguarda la vigilia di Natale. La messa di mezzanotte potrebbe essere anticipata di almeno un paio d’ore. Il dialogo con la Conferenza episcopale italiana è ben avviato. Anche in questo caso le autorità sanitarie confidano che l’ex messa di mezzanotte non diventi occasione di assembramento tra banchi e navate. Per evitare rischi, il numero delle funzioni natalizie potrebbe perciò essere rivisto con la programmazione di messe aggiuntive. Sarebbe l’ennesima sorpresa di questo Natale pandemico.