Cena della disobbedienza anti lockdown. La carica (ai fornelli) dei ristoratori in rivolta

Da Modena a Pesaro, passando per Firenze venerdì sera decine di gestori apriranno nonostante i divieti. "Le multe? Temiamo di più il fallimento"

Antonio Alfieri, 61 anni, tra i promotori della cena di protesta di venerdì prossimo

Antonio Alfieri, 61 anni, tra i promotori della cena di protesta di venerdì prossimo

"Venerdì apriremo i nostri locali dalle 19 alle 21,45 in tutta sicurezza. Sarà possibile mangiare e bere, tutto a offerta libera. È da ottobre che siamo chiusi: così finiamo a gambe all’aria". Al posto del megafono i social: i pasionari della ristorazione lanciano l’apertura di protesta. E fioccano post su Facebook e video-appelli: la rivolta è deflagrata sul web con gli hashtag #ioapro1501. Una ribellione pacifica fissata la vigilia dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm che dovrebbe prevedere misure ancora più restrittive per bar e ristoranti.

A riavvolgere il nastro è Antonio Alfieri, modenese doc, tra gli ideatori dell’iniziativa insieme a Umberto Carriera di Pesaro, già noto alle cronache per aver organizzato una cena da 90 persone a ottobre durante il lockdown, e al "fiorentino" Mohamed El Hawi, in arte Momi. In principio – "ovvero cinque giorni fa" – furono Emilia Romagna, Toscana e Marche, "ma adesso arrivano adesioni da tutta Italia – chiosa Alfieri –. Numeri precisi? Tireremo le somme il Day after, perché stiamo già ricevendo pressioni dalle istituzioni. Paura della multa? No di fallire. Avanti così non può andare". Non è avvezzo ad arringare folle, ma ama il suo mestiere Antonio, 61 anni, che a Sassuolo ha diversi locali ed è riuscito a coinvolgere una buona fetta dell’Emilia. Ora sotto l’egida "#Ioapro1501", ci sono proprietari di ristoranti, bar, pub che promettono di alzare le saracinesche a Bologna, Modena, Parma ma anche Pesaro,Viareggio. Tutto in barba alla famosa multa da 400 euro con annesso rischio di chiusura forzata del locale per almeno cinque giorni. L’entità della sanzione comminata è la stessa anche per i commensali.

"Siamo ormai allo stremo – ha il tono dell’urgenza Alfieri, ma tiene comunque a fare una premessa –. Vorrei fosse chiaro che la pandemia c’è, esiste e non abbiamo nessuna intenzione di negarla. Anzi, il nostro obiettivo è proprio quello di garantire la sicurezza: ecco perché tutto verrà fatto utilizzando dispositivi di protezione e garantendo la distanza sociale. Ai partecipanti è richiesto di accomodarsi al tavolo assegnato, la mascherina andrà indossata per accedere al locale e per alzarsi per qualunque motivo. Non abbiamo secondi fini politici e nemmeno associazioni di categoria alle spalle – spiega ancora Alfieri – con Umberto e Momi ci siamo incontrati virtualmente, su Facebook. Tutti e tre eravamo stremati e scrivevamo post per sfogarci della situazione che ci sta mettendo in ginocchio. Così abbiamo preso a parlare e deciso di agire". Secondo Alfieri, la categoria dei ristoratori "si è bevuta di tutto - sorride amaro –: a ottobre ci hanno garantito che avrebbero riaperto sotto Natale, a Natale un nuovo dietrofront. Non vogliamo fallire o chiudere, ma di questo passo il destino è segnato". Alle promesse nazionali o regionali che siano, Alfieri e compagni non credono più, "anche perché in tutti i modi si tratta di cifre irrisorie: all’estero le risorse sono molto più corpose rispetto all’Italia. Nel frattempo però noi pensiamo alla nostra attività e ai dipendenti".

Il tono si fa sempre più amaro: "Il food e la ristorazione sono il gioiello del nostro Paese, ciò che lo rende famoso in tutto il mondo e invece di proteggere il settore lo stanno massacrando". Ecco perché la paura del fallimento e della chiusura forzata spaventano più della multa: "Io ad esempio non sto più pagando fornitori e affitti. Se riuscirò a riaprire – lungo sospirone –, dovrò saldare debiti da capogiro". Per ora l’adesione è massiccia, ma Alfieri non canta vittoria: "Ho saputo di dipendenti comunali e forze dell’ordine che stanno tentando di dissuadere i titolari di locali e temo che molti alla fine cederanno. Molti ma non tutti".