Ceccanti (Pd): "Tutti i partiti ora collaborino"

Professor Stefano Ceccanti, si tolga i panni del deputato del Pd e indossi quelli del costituzionalista. Cosa può fare un governo dimissionario, non sfiduciato, ma in carica per "il disbrigo degli affari correnti"?

"Dal punto di vista del diritto costituzionale, si può ‘stiracchiare’ la dizione "disbrigo degli affari correnti" per farvi rientrare una serie di obblighi come la conversione in legge di decreti in itinere e una serie di obblighi internazionali e Ue da rispettare. Per quanto riguarda, invece, i decreti legge non si passa. Le Camere, sciolte, possono essere riconvocate d’urgenza per la conversione entro 60 giorni, pena la loro decadenza, ma il governo dimissionario non può metter la fiducia".

E dal punto di vista politico?

"Il concetto di affari correnti impatta con la campagna elettorale e gli equilibri politici nuovi che si sono creati. La conversione dei decreti legge sarà in balia di maggioranze casuali che potrebbero essere diverse, anche solo tra Camera e Senato. L’attività legislativa si può paralizzare, impantanare. Da qui l’appello accorato di Mattarella a che i partiti collaborino perché ciò non accada, specie sul Pnrr. Il Capo dello Stato è fin troppo cosciente che la lotta politica può impallare il sistema".

Che fine faranno i decreti attuativi del Pnrr?

"Il governo se la può cavare nel cdm. I pareri delle Camere non sono vincolanti. Ma il cdm sarà in grado? Servirà un clima molto collaborativo tra tutti".

Con ministri di partiti che hanno negato la fiducia.

"I ministri di Lega-FI, come del M5s, che hanno negato la fiducia non si possono revocare né sfiduciare perché le Camere sono sciolte. La logica vorrebbe che si dimettessero con forme di interim. Tema inedito, comunque, e mai affrontato fino ad ora".

Quando nascerà, finalmente, un nuovo governo?

"Dalla data del voto, fissata al 25 settembre, all’insediamento delle nuove Camere (20 giorni dopo), elezione degli organi, nuove consultazioni, è cruciale che il nuovo governo entri in carica nella prima decade di novembre per scrivere e far votare la legge di Bilancio entro il 31 dicembre evitando l’esercizio provvisorio ai conti pubblici. Solo un governo nella pienezza del rapporto fiduciario con le Camere può varare la manovra".

Ettore Maria Colombo