Giovedì 18 Aprile 2024

"C’è una Lega anche senza Salvini Ma più piccola e radicata al Nord"

Il sondaggista Diamanti: la leadership del segretario resta forte. "Con la guida di Giorgetti meno voti del 2019"

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di Ettore Maria Colombo

ROMA

"Una Lega senza Salvini? Può esistere, anche guidata da Giorgetti, ma sarebbe più piccola e, da nazionale, tornerebbe a essere solo del Nord". Ne è convinto Giovanni Diamanti, giovane professore di marketing politico e amministratore della società di sondaggi Quorum-You Trend.

Diamanti, può esistere o esisterà mai la Lega senza Salvini?

"Certo che può esistere, ma oggi non è facile immaginarla. La Lega è un vero e proprio ’partito del capo’, come lo definisce Fabio Bordignon. Un partito costruito a immagine e somiglianza del leader. Oggi è il partito di Salvini, completamente diversa da quella di un tempo, a livello di posizionamento ma anche di nome, simboli, identità cromatiche. Può cambiare, in futuro, ma non è e non sarebbe un processo indolore".

Ma quanto può valere una Lega senza Salvini?

"Difficile stimarlo, dipenderà molto dal leader. Ma una Lega a trazione settentrionale avrebbe un elettorato potenziale più ristretto dell’attuale partito salviniano. La grande operazione di Salvini, difficile da ripetere, è stata quella di sommare le due Leghe. La sua Lega nazionale ha ottenuto consensi importanti fino a Lecce e alla Sicilia, senza perdere la sua forza al Nord, grazie agli amministratori e all’organizzazione locale".

E una Lega di governo fatta da ministeriali?

"Una Lega di governo può recuperare se intercetta il grosso dell’elettorato storico di centrodestra, ma più del posizionamento conta il leader, nel determinare i successi di un partito. Salvini ha perso la forza del 2019 ma rimane un leader vero, che mobilita. Non è facile per altri dimostrare la stessa forza".

Se si arrivasse a una frattura insanabile quanto potrebbe pesare una Lega guidata da Giorgetti?

"È difficile stimare, oggi a bocce ferme, una Lega guidata da Giorgetti. Sarebbe certamente una Lega molto diversa da quella di Salvini, non con percentuali stile quelle del 2019, ma con una leadership forte potrebbe riuscire a ottenere voti non irrilevanti".

Quanto pesano, nel giudizio degli elettori, la collocazione in Europa? Il Ppe o i sovranisti?

"Gli elettori italiani votano scegliendo il leader in cui credono di più, guardando le proposte forti, la collocazione europea non è una priorità. Molti elettori leghisti non sanno neppure a quale gruppo aderisce, oggi, la Lega in Europa. Ma sono scelte che contano per altre cose: la credibilità europea e dentro mondi ‘pesanti’, il cosiddetto deep state".

Salvini può ancora essere il leader del centrodestra?

"Non dipende solo da lui, ma sicuramente non possiamo considerarlo fuori dai giochi: i leader sono sempre più rari. La concorrenza di Meloni è forte, ma nemmeno lei sta vivendo un periodo tranquillo. Una opzione può essere quella delle tre punte: il leader si sceglie dopo le elezioni. Soluzione poco coraggiosa, che rinvierebbe i problemi legati agli equilibri interni tra loro a dopo il voto".