Mercoledì 24 Aprile 2024

C’è la partita La democrazia può attendere

Gabriele

Canè

Che gente è mai questa? Senza una famiglia da portare in spiaggia? Senza un sano tifo nel sangue? Chiunque siano gli uni e gli altri, così è andata. E fuor d’ironia possiamo dire che questo turno elettorale sarà ricordato sia per l’ennesimo fallimento referendario, sia per il caso Palermo, in cui il senso civico, di responsabilità di chi deve garantire il diritto di voto, è stato preso a schiaffi. A ogni livello. Non sarà un "furto di democrazia", ma certo è un’indecenza. Una falla annunciata, e tamponata dopo che i buoi erano scappati. Cioè dopo che molti elettori, stanchi di aspettare, se ne erano andati. Sono tornati? Chissà? Il che lascia aperta la possibilità a decine di ricorsi dei candidati perdenti. Nel frattempo, il minimo è che sia stata aperta un’inchiesta della magistratura, sperando arrivi fino in fondo, anche se nel giorno della sentenza c’è una partita.

Quella di ieri, intanto, l’hanno vinta i giudici, visto che il mancato quorum ha evitato la riforma che da soli, per quello che li riguarda, o attraverso il Parlamento, non hanno mai voluto. Peggio per noi cittadini. Piuttosto, a proposito di referendum e dell’ennesima mini partecipazione in una giornata di voto complessivo con il contagocce, c’è da chiedersi cosa vogliamo fare di questo istituto. Di sicuro, se lo si vuole salvare, bisogna cambiare qualcosa. Il quorum, ad esempio, fissato a una barra abbordabile 70 anni fa quando a ogni elezione votava almeno il 90 per cento, ma impensabile oggi con affluenze che in certi ballottaggi non superano il 20. Oppure accorpando sempre i referendum alle elezioni politiche.

Certo, mai più se fa caldo, e di giorno si va al mare. E soprattutto la sera giocano una partita di calcio.