Mercoledì 24 Aprile 2024

"Cavo della funivia rotto? Colpa dei forchettoni"

L’ipotesi dei consulenti della Procura: l’uso frequente dei ceppi al posto dei freni d’emergenza ha indebolito la fune fino a spezzarla

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di Giambattista Anastasio

L’ipotesi investigativa è stata riportata su queste pagine già nei giorni scorsi: il cedimento del cavo traente della funivia che collega Stresa al Mottarone potrebbe essere stato causato da un problema di pressione idraulica che, detto in modo semplice, può aver ripetutamente impedito allo stesso cavo di stare nella giusta tensione. Da qui gli sfilacciamenti che si notano lungo la fune. Ma ieri lungo questa ipotesi si è fatto un passo in più: ad alterare la tensione del cavo potrebbe essere stata proprio la presenza dei forchettoni, lasciati inseriti più volte sulla parte alta della cabina, come già emerso dall’inchiesta coordinata dalla Procura di Verbania. L’impiego massiccio e ripetuto delle ganasce durante le corse della funivia potrebbe aver alterato i pesi che gravavano sul cavo alterandone via via anche la tensione fino a provocarne la rottura all’altezza dell’attacco del carrello, come avvenuto domenica 23 maggio, quando hanno perso la vita 14 persone.

Non una dinamica certa, quella appena riferita, ma una delle piste seguite dai consulenti della procura di Verbania. Se così fosse, la presenza dei forchettoni cesserebbe di essere una concausa di quanto avvenuto domenica scorsa: diverrebbe ’la causa’. Con ovvie ricadute su chi ha ammesso di aver avuto l’idea di lasciare inserite quelle ganasce e di aver badato che restassero inserite: Gabriele Tadini, capo operativo della funivia. E anche sugli altri due indagati – Luigi Nerini, proprietario della società di gestione dell’impianto, ed Enrico Perocchio, direttore di ’esercizio – se dovesse essere confermato che erano al corrente della scelta di Tadini e che l’avevano condivisa, come sostiene la procuratrice Olimpia Bossi, benché loro, nell’udienza davanti al gip, abbiano negato ogni responsabilità in merito. Intanto la stessa procuratrice sta valutando se ricorrere al tribunale del riesame contro l’ordinanza con cui il gip ha rimesso in libertà Nerini e Perocchio.

Certo è che i forchettoni sono stati lasciati inseriti più volte, anche a funivia in funzione, dal 26 aprile al 23 maggio, come accertato dagli inquirenti. Ma la consuetudine potrebbe essere anche più antica: la procura di Verbania sta valutando i filmati inviati dal videoamatore svizzero Michael Meier all’emittente televisiva tedesca Zdf, risalenti agli anni 2014, 2016 e 2018, nei quali si nota che i forchettoni rossi erano presenti già allora sopra le cabine della funivia di Stresa.

Non solo: secondo quanto riferito agli inquirenti da un dipendente della funivia ascoltato nei giorni scorsi come testimone, non è irrituale che i forchettoni restino posati sul tetto della cabina della funivia. Una volta disinseriti, secondo quanto spiegato dal dipendente "i ceppi andrebbero depositati per terra, ma per comodità e consuetudine vengono lasciati sulla pedana di ispezione presente sul carrello superiore della cabina e percorrono quindi i vari tragitti insieme ad essa". Secondo quanto emerso finora, però, quei ceppi, domenica 23 maggio, erano anche attivi. Altrimenti, al momento della rottura del cavo, sarebbero entrati in azione i freni di emergenza. Intanto anche ieri i carabinieri hanno sentito alcuni dipendenti.