di Gabriele Moroni
STRESA (Verbano Cusio Ossola)
Tre interrogativi, formulati nell’immediatezza, pesano come macigni sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone. Primo. Perché il cavo trainante ha ceduto di netto? Secondo. Perché l’impianto non si è bloccato come invece avrebbe dovuto dopo il cedimento del cavo traente? Perché la cabina non è rimasta attaccata ai cavi portanti? Tre domande, tre "perché" di pietra che vengono ora affidati all’inchiesta per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose aperta dal procuratore di Verbania, Olimpia Bossi. "Dobbiamo – precisa il magistrato – verificare anche la fattispecie di attentato alla sicurezza dei trasporti, anche in base alla natura pubblica o meno dell’impianto. L’intera area è stata messa sotto sequestro. Cominceremo dai rilievi tecnici per accertare le cause dell’incidente".
Dopo la chiusura per il lockdown, la funivia era stata riaperta il 24 aprile per le prime corse e in via ufficiale solo ieri. Importanti le date del passato, lontano e più recente, per riflettere sull’ipotesi se l’impianto avesse iniziato a portare i segni dell’età oppure reggeva all’avanzare del tempo, visto che era stato inaugurato oltre mezzo secolo fa, alla fine del 1970 per accompagnare i turisti su uno dei dieci balconi più belli del pianeta a detta del New York Times. Dopo unna lunga chiusura negli ultimi anni ‘90, nel mese di luglio del 2001 la funivia si era bloccata dopo la partenza da Stresa. Nel 2002 la prima manutenzione straordinaria. Fra il 2014 e il 2016 interventi di ammodernamento. La revisione era stata effettuata nel 2016 dalla società Leitner di Vipiteno, specializzata nei trasporti a fune. Quella del 2016 è una data significativa, di cui tenere conto.
"L’ultimo controllo magnetoscopico della fune – riferisce la società altoatesina – è stato effettuato a novembre del 2020 e gli esiti dello stesso non hanno fatto emergere alcuni criticità. La revisione generale, che consisteva in una severa revisione dell’intero impianto, dalle cabine ai carrelli, agli argani e alle apparecchiature elettroniche era stata realizzata nell’agosto 2016. La funivia era stata riaperta il 13 agosto di quell’anno. La manutenzione straordinaria aveva previsto una serie di interventi tra cui la sostituzione dei motori, dei quadri elettrici, dell’apparato elettronico, dei trasformatori. Da allora, ogni anno, a novembre, si sono succeduti con regolarità i controlli alle funi. Sempre con esito positivo". "Da quello – si associa l’avvocato Pasquale Pantano, legale della società Alpina, che gestisce l’impianto – che mi è stato detto la manutenzione era stata fatta in tempi recenti". Il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha istituito una commissione ispettiva con il compito di "individuare le cause tecniche e organizzative" della sciagura. Il decreto istitutivo è stato firmato dal capo del Dipartimento per i trasporti e la navigazione del Mims, Muro Bonaretti.
La commissione di esperti presieduta dal professor Gabriele Malavasi, dovrà presentare al ministero una relazione dettagliata sulle cause tecniche e organizzative che hanno provocato il gravissimo incidente. All’inchiesta ministeriale si aggiungeranno gli accertamenti della Direzione generale per le Investigazioni ferroviarie e marittime, un organismo investigativo indipendente previsto dalla normativa europea. Scopo dell’inchiesta accertare le cause dirette e indirette dell’incidente e mettere in campo le azioni più opportune perché non si ripetano in futuro drammi come quello della funivia del Mottarone.
Il ministero conferma i tempi con cui si sono sono susseguite le revisioni dell’impianto. La revisione generale è state effettuata nell’agosto del 2016. I controlli sono avvenuti nel luglio 2017 e fra novembre e dicembre 2020, con controlli specifici sulle funi. In particolare, nel mese di novembre del 2020, ci sono stati controlli magnetoscopici sulle funi portanti, sulle funi traenti e sulla fune soccorso. Nel mese di dicembre del 2020 è avvenuto l’esame visivo delle funi tenditrici.