Giovedì 18 Aprile 2024

Medici sotto attacco, 300mila cause

Tante liti temerarie ma nel 95% dei processi penali i professionisti sono prosciolti

Ogni anno 35mila nuove cause contro i camici bianchi

Ogni anno 35mila nuove cause contro i camici bianchi

I numeri del contenzioso medico legale – considerata la prima causa del disagio – parlano chiaro: nei tribunali italiani sono pendenti 300mila fascicoli per presunte colpe mediche con oltre 35mila nuove azioni legali all’anno. I costi sono impressionanti: nel 2018 le spese legali sono costate al comparto sanitario 190 milioni, una media di 522mila euro al giorno (+8.9%). Le strutture sanitarie meridionali sono le più litigiose concentrando il 63% delle spese complessive (120 milioni). Quelle del Centro hanno speso 42,6 milioni (22,4%). Il Nord è il più virtuoso con una spesa generata di 28,2 milioni (14,8%). "Se però si va a vedere come finiscono i processi – spiega Marini – il 95% dei processi penali e il 70% delle cause civili (che tra l’altro hanno tempi lunghissimi, ndr ) si concludono col proscioglimento. Ed è preoccupante la forte richiesta di risarcimento i danni in via extragiudiziale (74,8%)".

La diagnosi di Marini non lascia spazio all’ottimismo: "È un fenomeno insopportabile per noi e le nostre famiglie. Ci sentiamo aggrediti. Abbiamo stimato che l’80% dei chirurghi non entra in sala operatoria sereno. E i giovani non vogliono più fare i chirurghi: all’ultimo concorso di specializzazione su 17mila partecipanti soltanto 90 hanno indicato come prima scelta la chirurgia generale. Se poi consideriamo i ‘vecchi’ che andranno in pensione e quelli che se ne andranno via prima a fare altro, presto le sale operatorie resteranno vuote. Ormai siamo come i panda". Mancanza di serenità, si diceva. Che significa maggior ricorso a una ‘medicina difensiva’ o addirittura alla ‘chirurgia omissiva’: fermarsi cioè quando i rischi diventano eccessivi. "Serve davvero questo al paziente?".

I costi? "Almeno 12 miliardi l’anno (165 euro pro capite) per il sistema sanitario fra troppe prescrizioni e troppi esami fatti per cautelarsi". Senza contare i costi per le polizze assicurative che ormai ogni medico stipula: migliaia di euro l’anno a testa. "È anche possibile – sottolinea De Paolis – che alcuni comportamenti dei medici siano stati nel tempo poco inclini a considerare le richieste dei pazienti. Ma questo poi è stato inteso da molti come condizione alla quale ci si deve ribellare col diritto di fare qualunque azione. La situazione è grave, servono subito segnali forti".

Che fare allora? Il network Consulcesi propone di istituire un Arbitrato della salute. Unanime è la richiesta che si sblocchi compiutamente l’iter della Legge Gelli sulla responsabilità professionale "impantanata nei decreti attuativi sulle assicurazioni". Soprattutto, chiosa Marini, "aiutateci a riportare serenità tra noi e i pazienti". Altrimenti succede come a una ginecologa che, dopo una denuncia, ha smesso il camice bianco e ha tentato il concorso per entrare in polizia.