Cattedre vuote a scuola, Galli della Loggia: manca un'etica del lavoro

Lo storico accusa i sindacati della scuola: "Nessuna proposta concreta, non sono seri. L’anzianità dei docenti non giustifica l’astensione"

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Roma, 8 settembre 2020 - Professor Galli della Loggia, di fronte all’emergenza virus si aspettava maggiore flessibilità da parte degli insegnanti?

"Flessibilità e carità di patria – risponde lo storico –. Io non condivido le idee politiche del governo, ma è il governo del mio Paese. E invece in Italia ha preso piede un’abitudine alla polemica gratuita".

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Il 26 settembre è già stato proclamato uno sciopero nelle scuole.

"È una tendenza irrefrenabile in Italia. Eppure non ho sentito nessun sindacato proporre soluzioni alternative per la ripartenza della scuola, nessuno che dica quali banchi adoperare, quali spazi usare... Dovrebbe esserci un elemento di serietà nel dibattito e invece i sindacati della scuola sono l’esempio più clamoroso di mancanza di serietà nel dibattito pubblico".

Non si può dire che sia tutto filato liscio..

"Ritardi, contraddizioni, difficoltà, certo che ci sono: ma è una situazione inedita. Riaprire la scuola in condizioni così difficili è di una portata enorme. Con un Comitato tecnico scientifico che impone regole che rendono difficilissimo agire e spesso cambia opinione".

Il ministro è dovuto intervenire per limitare la fuga dei docenti fragili, quelli con più di 55 anni. Che ne pensa?

"Gli insegnanti italiani sono tra i più anziani d’Europa, è oggettivo che possano avere paura, che si stanchino e si logorino, una condizione di fragilità esiste. Ma che questo giustifichi l’astensione dal lavoro mi sembra eccessivo".

Qualcuno li ha paragonati ad altri professionisti.

"Anche tra i medici in prima fila contro il Coronavirus negli ospedali c’erano persone con più di 55 anni. Alcuni mestieri in certe situazioni espongono a certi pericoli. Poi ci si può sempre rifiutare di affrontarli, ma allora bisogna mettere in gioco un problema di etica professionale e di etica del lavoro".

I sindacati della scuola chiedono un compenso per i corsi di recupero. La Cgil fa notare che vanno distinte attività didattiche e attività di insegnamento..

"Questo è un sofismo. La verità è che i professori hanno cominciato a capire che il sistema della loro retribuzione è il prodotto della dittatura sindacale che si è sempre opposta a qualsiasi valutazione secondo il merito e si è sempre battuta per l’assoluta omologazione dei compensi. Il sindacato è alla disperata ricerca di ottenere per tutti un aumento retributivo".

Anche in una simile emergenza? Si potrebbe pensare che non c’è la consapevolezza della situazione...

"È così. Il fatto è che non c’è un sindacato degli insegnanti, ma un sindacato scuola che non ha mai proposto nulla in merito ai programmi o alla didattica".

La call veloce per assumere supplenti è stata un flop, come se lo spiega?

"Meglio ricevere il reddito di cittadinanza a casa piuttosto che guadagnare poco più di mille euro e dovere vivere a Milano. Il problema di fondo è questo".

Ma gli insegnanti cosa dovrebbero fare?

"Creare una loro associazione. In altri Paesi esistono forti associazioni di insegnanti con una marcata connotazione culturale, che nel sindacato italiano manca. Il segretario generale della Cgil Scuola mi risulta non abbia mai insegnato".

L’emergenza Covid ha sovvertito le relazioni consolidate?

"Siamo entrati in una terra vergine, abbiamo dovuto prendere misure che hanno stravolto la scuola. Ed è saltata la cogestione. Non si possono fare tavoli sindacali per decidere quali banchi mettere nelle aule. Serve un ministro che decida. Il Covid ha mandato all’aria l’atteggiamento che tutto a scuola vada cogestito. E questo, come si dice a Firenze, ha mandato ai pazzi i sindacati della scuola".

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