Mercoledì 24 Aprile 2024

Morte Battiato, Caterina Caselli e il debutto in tv: "Lo lanciai io: un fuoriclasse"

Nel 1967 i primi passi dell’artista siciliano. La cantante: "Un amico profondo ma amava le barzellette"

Franco Battiato e Caterina Caselli

Franco Battiato e Caterina Caselli

"Caterina… ah-ah-ah". "Le nostre telefonate iniziavano sempre così, con Franco che per scherzare accennava quel vecchio successo di Perry Como" ricorda Caterina Caselli, parlando dell’amico Battiato prima ancora che dell’artista.

'La cura': storia e segreti della canzone più amata

Le reazioni: "Maestro, come faremo senza di te?"

V’incontraste nel ’67 davanti alle telecamere della trasmissione Diamoci del tu, che lei conduceva assieme a Gaber.

"Sì. Quando all’ottava puntata proposi un grande artista che aveva il solo ‘difetto’ di non essere conosciuto e si chiamava Francesco Guccini, Giorgio disse di averne uno pure lui: Franco (anzi Francesco, fu proprio Gaber infatti ad accorciargli il nome per non confonderlo con l’altro Francesco, ndr)".

Che impressione le fece?

"Mi sembrò un musicista di grandissima personalità e un certo sarcasmo. Giorgio, che frequentandolo già da tempo lo conosceva molto meglio di me, ne era entusiasta. S’erano conosciuti al Club 64, mentre io avevo lavorato all’Intras Club, dove si esibivano pure I Gufi ed Enrico Intra. L’amicizia fra loro s’era rafforzata quando Battiato aveva accompagnato Ombretta (Colli, ndr) in alcuni spettacoli".

Il rapporto tra voi è poi continuato.

"Sì, pur non avendo mai lavorato assieme, siamo rimasti buoni amici. O meglio, all’inizio degli anni Ottanta ci siamo trovati a collaborare grazie a Giuni Russo, quando come Cgd pubblicammo l’album Energie, di cui lui era autore e produttore. Sarebbero poi arrivati il singolo Un’estate al mare e un altro lp, Vox, che considero ancora oggi veramente stupendo, tanto sotto il profilo autorale quanto sotto quello vocale".

Com’era Battiato nel privato?

"Sapeva essere leggero e profondo allo stesso tempo. Sempre capace di sottolineare aspetti curiosi, bizzarri, divertenti anche parlando di gente del nostro mondo".

E poi era un gran cultore di barzellette.

"Ci si divertiva molto con lui. Ma in alcuni momenti abbiamo condiviso pure le stesse curiosità culturali, quella per il mistico armeno Georges Gurdjieff, ad esempio, che mi fece conoscere prestandomi il libro Incontri con uomini straordinari. Era affascinato dal mondo esoterico".

Nella musica Battiato ha sempre cercato.

"Ricordo che un compositore di classica della nostra etichetta, Ivan Fedele (direttore del settore musica della Biennale di Venezia, ndr), condivideva con lui lo stesso maestro. Quella spinta ad andare oltre che rendeva speciale il carattere di Franco, valeva tanto nel campo dello spirito che nella professione; era sempre alla ricerca, infatti, di quella che Morricone chiamava ‘musica assoluta’".

Nell’album Fleurs 3 rilesse pure Insieme a te non ci sto più, omaggiando lei e al tempo stesso gli autori Conte e Pallavicini.

"Franco aveva sempre grandi curiosità da soddisfare. Apprezzava le belle canzoni, a prescindere dall’autore; cosa non troppo comune in un paese come il nostro dove, almeno fino a qualche tempo fa, era piuttosto difficile sentire un cantautore omaggiarne altri. Battiato prendeva dall’arte e dalla letteratura quel che gli piaceva per poi condividerlo nelle conversazioni con gli amici".

Quando l’ha sentito per l’ultima volta?

"È stato tre-quattro anni fa. Ero in campagna con i miei nipoti Alessandro e Nicola che cantavano una sua canzone, così d’impulso l’ho chiamato per raccontargli la cosa. Ma negli ultimi tempi ho chiesto informazioni sulle sue condizioni soprattutto con il fratello Michele e al manager Francesco Cattini. Non volevo essere indiscreta".