"Catastrofe climatica vicina. Servono miliardi di alberi"

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di Lisa Ciardi

"Siamo nel bel mezzo del riscaldamento globale. E per mitigarlo esiste un’unica soluzione: riempire la terra di alberi". Lo ribadisce Stefano Mancuso, ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Firenze, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia Vegetale, scrittore e divulgatore che da anni mette al centro le piante.

Parliamo da anni di riscaldamento globale, ma nulla migliora. Come mai?

"Si continua a sottovalutare l’enormità di un problema che, a detta della scienza, è il più grande mai avuto dall’umanità. Si pensa ancora che riguardi il futuro: invece è oggi. È un fenomeno che può cambiare la storia della nostra specie e c’è chi crede di risolverlo da un giorno all’altro con qualche auto elettrica in più. Poi ci meravigliamo se accadono tragedie come quella della Marmolada".

Cosa potrebbe succedere a breve?

"Il riscaldamento globale è un fenomeno a crescita esponenziale, un concetto che tutti hanno imparato a conoscere col Covid. Per questo, nei prossimi anni, rischiamo di assistere a fenomeni enormi".

Che fare allora?

"Continuiamo, da 50 anni, a promettere una minor produzione di CO2 e invece le emissioni aumentano. Dobbiamo agire sull’altro lato dell’equazione: se non riusciamo a produrre meno CO2, possiamo assorbirne tanta con gli alberi. Ne dobbiamo piantare quanti più possibile, soprattutto nei centri urbani e dove la CO2 viene prodotta".

Iniziando oggi a piantare alberi saremmo in tempo per rimediare?

"In dieci anni potremmo vedere già i primi effetti. Il G20 aveva appoggiato il progetto di piantare mille miliardi di alberi in 10 anni, ovvero 100 miliardi l’anno: questo sarebbe efficace".

Dove andrebbero collocati?

"Lo spazio c’è e se non c’è lo troviamo. Ma dobbiamo cambiare paradigma: non basta qualche pianta in mezzo alla città; al contrario la città deve diventare una foresta abitata. Le piante vanno messe ovunque, anche sugli edifici. È difficile? Sì. È impossibile? No. Quindi va fatto, perché è efficace e l’alternativa resta il disastro".