Giovedì 18 Aprile 2024

Bimbo dimenticato in auto a Catania, cos'è l'amnesia dissociativa

Si tratta di un fenomeno che può capitare a chiunque ed è bene conoscerne caratteristiche, sintomi e possibili strategie preventive per evitare di arrivare a livelli ingestibili di stress

IStock

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Catania, 19 settembre 2019 - L'ultimo caso balzato alle cronache di amnesia dissociativa è quello accaduto a Catania stamane, dove un padre 43enne ha dimenticato il figlio di due anni in macchina. Un dramma con esito mortale. Superficialmente qualcuno potrebbe credere si tratti di scarsa cura, trascuratezza, mancanza di attenzione; gli esperti spiegano invece che si tratta di un vero e proprio black out dal quale - purtroppo - ci si riprende soltanto quando si torna all'agghiacciante realtà.

L'AMNESIA DISSOCIATIVA - I medici lo definiscono amnesia dissociativa: una sorta di vuoto di memoria transitorio che porta a una sconnessione delle funzioni della coscienza dalla memoria; un'amnesia temporanea che porta a dimenticare totalmente un pezzo di esistenza, di vita e di tempo per un dato lasso temporale. Generalmente può essere scatenato da momenti di intenso stress, traumi o situazioni di particolare tensione e stanchezza fisica e mentale. Si tratta di un fenomeno che può capitare a chiunque ed è bene conoscerne caratteristiche, sintomi e possibili strategie preventive per evitare di arrivare a livelli ingestibili di stress. 

I NUMERI - Si stima che nel mondo in 20 anni siano stati almeno 600 i bambini chiusi in auto e morti per colpo di calore. Lo sa bene Andrea Albanese, che ha perso così il figlio di due anni e ha aperto la pagina Facebook 'Mai piu' morti come Luca', battendosi per varare una legge sugli allarmi collegati ai seggiolini: dei sensori appositi sarebbero infatti in grado di rilevare la presenza del piccolo sul seggiolone una volta spento il motore della macchina, e fare scattare un immediato allarme in grado di avvisare il genitore. Lui fu assolto da una perizia che lo defini' "completamente incapace d'intendere e di volere per il verificarsi di una transitoria amnesia dissociativa".

SINTOMI - Ma come si arriva al punto di dimenticarsi il proprio figlio in macchina? I segnali sono svariati: intenso stress, stanchezza fisica e mentale, difficoltà a concentrarsi e a ricordare le cose, difficoltà a dormire, irritabilità, tendenza ad "agire in automatico". Se ci si sente così, è bene consultare un medico. E intanto prendere dei piccoli accorgimenti che potrebbero fare la differenza: parlare con il bimbo durante il tragitto, per esempio, per tenere sempre a mente quando si sta con lui e quando lo si è salutato. Chiamare il coniuge, o il nonno, o chiunque sia deputato a portare il bambino a scuola, per ricordarsi a vicenda del bimbo. Lasciare qualche oggetto indispensabile (un portafoglio, le chiavi) vicino al seggiolino. E guardare sempre l'auto prima di allontanarsi.

PRECEDENTI - La tragedia odierna di Catania ricorda quella del piccolo Andrea Deodato, uno dei primissimi casi, registrati in Italia, frutto di quella che la scienza medica ha definito " amnesia dissociativa", ovvero la perdita di memoria causata da traumi o stress e che determina l'incapacità di ricordare informazioni personali importanti. Accadde proprio nella città etnea, 21 anni fa, il 3 luglio 1998. Provato dal caldo e stanco per una notte insonne, Salvatore Deodato la mattina della tragedia agì come un robot. Uscito di casa, si fermò come ogni mattina all'edicola di piazza Michelangelo per poi imboccare, automaticamente, la strada verso la Sgs Thompson, l'azienda di componenti di microelettronica che allora era un punto di riferimento occupazionale cruciale per Catania. Andrea, quassi due anni di età, era sul seggiolino, la cintura di sicurezza allacciata. Il padre, che avrebbe dovuto portarlo all'asilo, era convinto di averlo fatto. "E' all'asilo", rispose alla moglie, quando lei gli chiese del figlio. L'insistenza di quest'ultima insinuò dei dubbi in lui, che poi sfociarono in una certezza lancinante ma troppo tardi: Andrea era rimasto in auto, sei ore sotto il sole, in un parcheggio, in una giornata tra le più calde dell'anno: il termometro segnava 45 gradi all'ombra, che nell'abitacolo erano diventati 50. Il caldo lo aveva ucciso, come aveva fatto qualche giorno prima con un bambino nomade in una roulotte alla periferia di Roma.