Cassiere, colf, fattorini, baristi. Quelli che... il vaccino è un miraggio

Ecco le categorie a tu per tu ogni giorno col virus. Eppure per loro niente corsie preferenziali

Gli italiani non rinunciano al rito del caffè al bar, ma è ammesso solo l'aspor

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Chi lavora da remoto in zona rossa, di solito si concede una botta di vita a inizio giornata. E cioè scende al bar, ordina un caffè nel bicchierino di carta e risale in casa con i cornetti alla crema per la famiglia. Quindi si siede davanti al computer. Dopo un po’ si accorge che il cellulare ha lo schermo incrinato: impossibile distinguere la chiamata in arrivo. Per fortuna lì accanto c’è il negozietto di un sapientino cinese che aggiusta tutto quel che di elettronico si guasta (tablet compreso): scende di nuovo, gli lascia lo smartphone e arrivederci a mezzogiorno. Rientra giusto giusto per intercettare il corriere che lo aspetta davanti al portone: firma, mette il pacco sottobraccio e imbocca le scale. Non fa in tempo a varcare la soglia che la moglie lo assolda per le faccende esterne. Ritirare la giacca in lavanderia ("ma perché visto che non si va più da nessuna parte?"), pagare la multa in Posta ("mai che ci si riesca via web, maledizione") e andare in banca perché i soldi non bastano mai. Il conto si è assottigliato ma c’è ancora, se Dio vuole. Ed è rassicurante anche il vigilante in uniforme: presidia l’ingresso con la mascherina sul viso, che per lui è quasi un contrappasso. "Già che esci passeresti all’edicola e in profumeria e vai al supermercato a prendere tre o quattro cose per pranzo?".

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Il richiamo felpato della moglie è un ordine da non ignorare. E va bene così: evitato almeno il Caf, il fioraio, la ferramenta. Nel discount dribbling fra gli addetti agli scaffali che sistemano i prodotti appena scaricati dal camion, poi fila alla cassa con il bancomat in mano ("guardi che il cashback lo cancellano, vedrà"). Anche questa è fatta. Ah già, bisogna accontentare la figlia. La scuola in assenza ha innescato la catena di montaggio delle fotocopie. Meglio togliersi subito il dente in cartoleria, del resto nell’astuccio della studentessa a tempo pieno scarseggiano evidenziatori ("mi raccomando: verde acido e azzurro cielo"), Bic e pennarelli.

Sulla via del ritorno, il lavoratore da remoto entra dal tabaccaio: sigarette per la suocera, caramelle gommose per il bambino, biglietti dell’autobus per la colf. Già, la collaboratrice domestica filippina: Rina è una di famiglia, abita a venti minuti dalla città e prende il trenino suburbano, poi il 59 che la lascia a dieci metri da casa. È istruita a meraviglia. Sale a bordo solo se c’è poca gente, tiene la distanza, non parla al conducente. Una sicurezza. Tanta prudenza vale una ricompensa: è doveroso riportarla indietro in macchina. Senza dimenticare di fare rifornimento dal benzinaio, vanno controllati livelli e pressione delle gomme. Intanto s’è fatta ora di cena.

"Sai cosa facciamo? Ordiniamo le pizze, stasera niente sbattimento in cucina". Ma sì, un’altra botta di vita. Ordine inoltrato con il cellulare (ritirato dal genietto riparatore) e dopo mezz’ora squilla il citofono. È il giovanotto del delivery: chissà quante case dovrà ancora girare prima di finire il turno. Mancia obbligata, scambio di merci effettuato, tutti contenti. Prima di dormire resta da incollare nell’album della giornata-tipo un mucchio di figurine: il barista, il tecnico elettronico, il corriere, il titolare della tintoria, l’impiegato postale, il bancario, la guardia giurata, l’edicolante, la commessa della profumeria, i camionisti, gli addetti e la cassiera del supermarket, il cartolaio, il tabaccaio, l’autista del bus, il capotreno, la colf, il benzinaio, il pizzaiolo, il rider. L’addetto del Caf, il fioraio e l’uomo della ferramenta sono rinviati a domani. Una cosa li unisce tutti: anche se entriamo in contatto con loro ogni giorno, nessuno ha la corsia preferenziale per la vaccinazione. Non appartengono a una Casta.