Martedì 23 Aprile 2024

Cassazione: trans ha diritto di scegliere il proprio nome

La Corte Suprema dà ragione a un transessuale che chiedeva di poter cambiare il genere anagrafico da maschile a femminile, come del resto il prenome

Cassazione (Imagoeconomica)

Cassazione (Imagoeconomica)

Roma, 18 febbraio 2020 - Le persone trans hanno il diritto di scegliere il proprio nome: la Cassazione con l'ordinanza 3877 depositata il 17 febbraio 2020 dopo quattro anni dà ragione ad Alexander Schuster: potrà essere Alexandra. 

Alexandra si è sempre sentita donna, nonostante un assetto cromosomico maschile, e dopo anni di battaglie giudiziarie la Suprema Corte le ha dato ragione.

Assistita dall'avvocato Alexander Schuster, Alexander si era rivolto al Tribunale di Torino affinché le fosse cambiato il genere anagrafico da maschile a femminile e il prenome Alexandra al posto di Alessandro. 

Nel primo processo il Tribunale di Torino affermò di non ritenere che l'operazione chirurgica fosse requisito necessario per il cambio di nome. In più il consulente tecnico nominato dallo stesso Tribunale aveva spinto per il rigetto della domanda, anche perché Alexandra non amava partecipare ai pride e non voleva rimuovere il membro maschile. I giudici negarono così i suoi diritti. 

In appello Alexander ottiene il sì alla rettificazione, ma no al nome indicato dalla persona interessata: la scelta di "Alexandra" sarebbe stata voluttuaria e quindi da rigettare.  

Oggi la Cassazione scrive: "non emergono obiezioni al fatto che sia la stessa parte interessata, soggetto chiaramente adulto, se lo voglia, ad indicare il nuovo nome prescelto, quando non ostino disposizioni normative o diritti di terzi, attesa l'intima relazione esistente tra identità sessuale e segni distintivi della persona, quale il nome". Gli Ermellini continuano: il "prenome non va necessariamente convertito nel genere scaturente dalla rettificazione, dovendo il giudice tener conto del nuovo prenome, indicato dalla persona, pur se del tutto diverso dal prenome precedente".  Ora tocca al comune di Cagliari, luogo di nascita di Alexandra, anche se vive a Torino, dover recepire la sentenza.