Caso Suarez: chat della ministra col Viminale. "Si può accelerare pratica cittadinanza?"

De Micheli (non indagata) scriveva al capo di gabinetto: la Juve chiede notizie, mi consigli di metterli in contatto con un tuo dirigente?

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Il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, chiese al capo di gabinetto del Viminale, Bruno Frattasi, un ’aiuto’ per la cittadinanza di Luis Suarez, per conto del ds della Juventus, Fabio Paratici suo amico di infanzia. "La Juventus mi chiede notizie di questa richiesta di cittadinanza. Mi aiuteresti?", scrive la De Micheli in un messaggio WhatsApp il 3 settembre scorso. E quando Frattasi le comunica che "l’istanza è stata rifiutata per mancanza del requisito della conoscenza della lingua italiana dal consolato di Barcellona", la ministra aggiunge: "Trattasi di un giocatore che la Juve vuole comprare. Non ha fatto l’esame perché sta da 11 anni in Europa. Mi consigli di mettere in contatto la Juve con un tuo dirigente x accelerare????". Alla risposta affermativa di Frattasi la De Micheli comunica il nominativo dell’avvocato del club, Luigi Chiappero, che si confronta con Frattasi per poi essere messo in contatto con il prefetto Michele Di Bari e, di lì con la dirigente Antonella Dinacci.

I messaggi tra la De Micheli e Frattasi sono stati consegnati da quest’ultimo, in occasione dell’audizione del 4 novembre davanti ai pm di Perugia, Paolo Abbritti e Gianpaolo Mocetti nell’ambito dell’indagine sull’esame-farsa del campione uruguaiano che ha portato alla sospensione per 8 mesi della rettrice, Giuliana Grego Bolli (che si è poi dimessa), del dirigente generale, Simone Olivieri, della professoressa Stefania Spina e dell’esaminatore Lorenzo Rocca (che ha già chiesto il patteggiamento a un anno).

La ministra, sentita il 13 novembre dai magistrati, ha ammesso l’interessamento: "Durante il calciomercato fui contattata da Fabio Paratici, mio amico di infanzia. Mi disse che la Juve stava comprando Suarez, che l’accordo era quasi fatto. Mi spiegò che non aveva il passaporto italiano, non si erano accorti e quindi il requisito della cittadinanza era indispensabile per il buon esito dell’operazione. Paratici mi disse che Suarez aveva già presentato domanda al consolato italiano di Barcellona ma che la domanda non si era completata e che era necessario verificare se si potesse in qualche modo completare l’iter, chiedendomi, a tal fine supporto. Io risposi che non avendo competenza avrei contattato il capo di gabinetto del ministero dell’Interno (Bruno Frattasi, ndr), cosa che feci subito". I magistrati chiedono se successivamente abbia avuto altre interlocuzioni circa la vicenda. "Non ho più avuto alcun riscontro, né dal ministero, né da Paratici. Con lui mi sono sentita diverse volte, ma non mi ha fatto più alcun cenno alla vicenda Suarez".

Il verbale della ministra smentisce però Paratici, indagato dalla procura per false dichiarazioni, come pure l’avvocato Chiappero. Entrambi mentirono sui contatti avuti ai vertici, secondo gli inquirenti, ostacolando le indagini. "Escludo di aver avuto contatti con il ministero dell’Interno o con altri ministeri. La mia partecipazione alla vicenda si limita ad aver dato mandato all’avvocato Chiappero". L’ipotesi della procura, diretta da Raffaele Cantone, è che la trattativa con Suarez saltò non tanto per i tempi della cittadinanza, visto che la dirigente del ministero dell’Interno Antonella Dinacci ha sostenuto che avrebbe potuto ’sollecitare il consolato’, quanto perché sapevano dell’indagine in corso. Sentito l’11 novembre infatti Paratici racconta i retroscena della trattativa per l’acquisto del campione. "Di fatto l’accordo con Suarez era stato raggiunto: 7,5 milioni di euro netti, comprensivi di un bonus di 1,5 milioni", oltre a "bonus più difficili da raggiungere fino a un totale di 10 milioni di euro".

"La trattativa la chiudiamo il 30 agosto. Noi eravamo convinti, perché questo dicevano i siti specializzati che il calciatore avesse cittadinanza comunitaria e in particolare italiana in quanto aveva moglie e figli italiani ed era in Europa da 11 anni". Ma il dubbio lo assilla: "Una notte chiesi a Ivan (il fiscalista di Suarez, ndr) conferma del fatto che fosse comunitario: "Una pregunta por hacer seguro: luis tiene pasaporte comunitario tambien verdad?". La speranza si infrange alle 8.45 del mattino: "Buenas dias Fabio. No tiene pasaporte europeo". A quel punto il ds contatta l’avvocato della squadra, Luigi Chiappero. "Il 10 settembre facemmo una riunione con lo staff di Chiappero nella quale fu chiarito – spiega sempre Paratici – che il calciatore avrebbe seguito un corso online e che Suarez avrebbe tenuto l’esame il 17 settembre a Perugia" ma "intorno al 12-13 settembre Chiappero mi contattò e mi disse che, nonostante l’eventuale raggiungimento della certificazione linguistica non avremmo fatto in tempo a conseguire la cittadinanza entro il 5 ottobre". I dubbi della procura restano.