Mercoledì 17 Aprile 2024

Caso Morisi, contropiede di Salvini "Un attacco alla Lega prima del voto"

Il leader sfodera gli artigli: "La schifezza mediatica condanna le persone senza aspettare i tribunali". Ma nel partito crescono le tensioni. Il Capitano contro Giorgetti: ripartire, ma non dai salotti di Calenda

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di Elena G. Polidori

Un "attacco gratuito alla Lega a 5 giorni dal voto". Matteo Salvini non ha dubbi: il caso Morisi è solo un tentativo di colpire al cuore il Carroccio a un’incollatura dalle urne. Certo, visto il clima di queste ore nella Lega, dove la maggior parte dei fedelissimi urlano al complotto, al "tentativo di accerchiamento", il segretario ha tentato di sbollire gli animi: "Sono dispiaciuto della schifezza mediatica che condanna le persone prima dei tribunali, ma tirare in ballo il discorso politico su un errore privato di una persona, che non c’entra nulla con il partito, risponderà a se stesso e alla sua coscienza". Si capirà dopo il 4 ottobre se la base leghista avrà visto più lungo, ma sta di fatto che ieri Salvini ha davvero dovuto sudare sette camice per dare l’impressione, all’esterno, che di Lega ce n’è davvero ancora una sola e non due, ben distinte tra loro.

Il caso Morisi, d’altra parte, è piombato in via Bellerio dopo che il numero due del Capitano, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti aveva malamente bocciato la scelta del candidato sindaco del centrodestra a Roma, Enrico Michetti, promuovendo l’outsider – ascritto al centrosinistra – Carlo Calenda: "Giorgetti ha smentito – ha smorzato Salvini – a Roma Michetti è una persona competente e per ripartire bisogna farlo dalle periferie e non dai salotti di Calenda".

Però anche questo ennesimo strappo di Giorgetti versa sale sulla ferita, più profonda, del caso Morisi. Il leader del Carroccio ieri l’ha presa larga ("per me chi vende droga vende morte", "ma tirare il ballo il discorso politico è sbagliato", "Luca è una bella persona, è un amico che conosco da una vita, chi gli restituirà la dignità? Chi gli chiederà scusa?"), ma la questione politica poi è riaffiorata in tutta la sua gravità. Con Salvini che – ancora – ha provato a fare scudo, contrattaccando: "Se tutti attaccano solo la Lega siamo gli unici che danno veramente fastidio a un sistema che vorrebbe portare indietro l’Italia: se Luca ha sbagliato nella sua vita privata sono il primo a dirgli ’ma che diamine hai fatto’? Ma perché? Però è una vicenda privata. Io non mi sono mai permesso di commentare le vicende del figlio di Grillo o degli amici di Conte o di qualche altro politico di sinistra. Io mi fermo davanti all’uscio di casa".

Casomai davanti a un citofono, è il refrain di questi giorni. L’episodio del Pilastro di Bologna del 2020 gli è stato rinfacciato fino alla noia, ma Salvini, ovviamente, ha tenuto il punto. Difendendo l’iniziativa dell’epoca, quando fu ripreso mentre chiedeva, dopo ampia scampanellata: "Scusi, lei spaccia?".

Pentito? Neanche un po’. "Perché lì c’erano degli spacciatori che hanno arrestato – ha detto ieri – non andiamo a caso. Diciamo che sono stato ministro dell’Interno e qualche contatto con le forze dell’ordine ce l’ho".