Caso Fedez, nessun divieto per il cantante. Non è la tv che censurava Dario Fo

Gli organizzatori del concerto non hanno obbligato Fedez a tagliare le frasi del suo discorso sul palco. Per legge il direttore di una rete è tenuto a controllare cosa va in onda perché ne risponde penalmente

Nel 1962 Dario Fo e Franca Rame vengono censurati a "Canzonissima"

Nel 1962 Dario Fo e Franca Rame vengono censurati a "Canzonissima"

Roma, 3 maggio 2021 - Censura? Ma fatemi il piacere! Chi grida alla censura per l’exploit multimediale di Federico Leonardo Lucia, 31 anni, in arte Fedez, non sa di che cosa parla. Perché le parole hanno un significato ben preciso. E non va mai dimenticato.

Vocabolario Treccani alla mano, ecco la definizione di censura: "Esame, da parte dell’autorità o dell’autorità ecclesiastica, degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e simili, che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione, l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi o ad altre prescrizioni".

Chiaro? Bene. E allora facciamo un po’ d’ordine.

1. Nessuno ha vietato a Fedez di fare il pistolotto. Né Cgil, Cisl e Uil, organizzatori del concerto del Primo Maggio. Né Raitre, il canale della Rai da sempre collocato a sinistra e, oggi, armeggiato da uomini e donne vicini al Partito democratico e al Movimento 5 Stelle. Infatti, il pistolotto è andato in onda.

2. Sì, ho sentito anch’io, come tanti, il frammento di dialogo tra Fedez e la vicedirettrice di rete, Ilaria Capitani, 54 anni, giornalista, ex portavoce di Walter Veltroni. Ma è un frammento, attenzione. Estratto da un dialogo che non conosciamo nella sua interezza. Perché, qui sì, c’è stata davvero censura: quella che il cantante ha applicato alla telefonata, proponendone solo una parte.

3. Legittimo il tentativo della Capitani di dissuadere Fedez dal fare il pistolotto? Sì. Non solo ha esercitato un diritto, ma ha addirittura risposto a un obbligo previsto dalla legge 6 agosto 1990 numero 223 scritta dal repubblicano Oscar Mammì (1926-1927) e finalizzata a imbrigliare la corsa sfrenata di Silvio Berlusconi.

Ebbene, secondo la legge il direttore di rete è la persona delegata "al controllo della trasmissione" e risponde penalmente di ciò che va in onda.

4. Tardivo il tentativo della Capitani? Non sappiamo quando sia stata registrata la telefonata censurata da Fedez.

Ma, posto che è del tutto normale definire la linea editoriale di una rete e controllare che venga rispettata, forse, diciamo così, bisognava pensarci prima, ben sapendo che Fedez è abituato a cavalcare le praterie dei social network dove tutti, tranne Donald Trump, sono liberi di dire la qualunque.

E qui è d’obbligo citare Umberto Eco (1932-2016): "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La TV aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità".

5. Quindi? Per dirla con William Shakespeare (1564-1616), “Much Ado About Nothing”, molto rumore per nulla. Fedez ha voluto trasformare il Primo Maggio in un bis del gay pride, la Rai gliel’ha permesso.

I censurati veri, nella storia della TV, sono stati Dario Fo, Alighiero Noschese, Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi e le sorelle Kessler, costrette a imbrigliare le super cosce in calze nere super coprenti.

Ma quella era un’altra Rai, in tutti i sensi. E un’altra Italia. Meglio? Peggio? Giudicate voi.