Caso Del Turco Infierire non è giustizia

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Gabriele

Cané

Se la legge fosse uguale per tutti, dovremmo cancellare questa riga e parlare d’altro. Ma poiché solo a dirlo viene da ridere, o da farsi venire, purtroppo, un travaso di bile, del caso Del Turco è bene parlare. Perché a lui è stata applicata la legge, una norma del Parlamento, come a tutti gli ex deputati con una condanna penale. Dunque, via il vitalizio. L’ultimo segretario del Partito socialista, però, è meno uguale di altri. Non tanto e non solo per aver subito una autentica persecuzione giudiziaria. Imputazioni su imputazioni. Processi su processi. Arresti, galera, una specie di Al Capone della sanità abruzzese. Tutto smontato nei diversi gradi di giudizio, tranne un’ultima condanna a 3 anni e 11 mesi. Nel frattempo Del Turco, a 76 anni, ha accumulato Parkinson, Alzheimer, un tumore. Nel frattempo è stato stabilito che lui non deve più prendere un euro dallo Stato, cosa che non era nei "patti" quando ha impostato la sua vita e ha proiettato la sua vecchiaia con il beneficio economico previsto per i parlamentari. Salvo il contrordine successivo, non per i futuri eletti, ma anche per quelli che lo erano stati. Nel frattempo le cure necessarie per farlo campare, anche se lui non se ne rende più conto, venivano da quel vitalizio. Allora, diciamo intanto che la legge non dovrebbe mai essere retroattiva, e che comunque può conoscere pure le attenuanti. La Pietà. La Grazia. Legge che dovrebbe essere uguale per tutti. Ma spesso finisce per essere diversa. Anche diversamente ingiusta.