Sabato 20 Aprile 2024

Caso Cucchi, due carabinieri imputati chiedono di essere parte civile contro i colleghi

"Non sapevamo del pestaggio. Abbiamo subito ordini, anche noi vittime"

Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo al loro arrivo in tribunale (Ansa)

Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo al loro arrivo in tribunale (Ansa)

Roma, 16 dicembre 2019 - Nuovo colpo di scena sul caso Cucchi al processo a carico degli otto carabinieri accusati dalla procura di aver "depistato" l'inchiesta sul pestaggio in caserma del giovane. Questa mattina i carabinieri Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano, entrambi imputati nel processo sui "depistaggi", hanno chiesto al giudice Giulia Cavallone di costituirsi parte civile nel procedimento contro i colleghi coimputati Francesco Cavallo e Luciano Soligo. La motivazione, hanno spiegato i legali dei due carabinieri, sarebbe da ricercare nell'obbligo come militari di eseguire ordini arrivati dai superiori: il tenente colonnello Cavallo e il tenente colonnello, Soligo. Per questo la decisione di costituirsi parte civile contro i due superiori gerarchici, anche loro imputati nel processo. 

"Non sapevamo del pestaggio. Dopo i Cucchi, le vittime siamo noi. C'è stata una strana insistenza nel chiederci di eseguire quelle modifiche che all'epoca non capivamo. Oggi sappiamo tutto e per questo abbiamo deciso di costituirci parte civile. Non siamo nella stessa linea gerarchica, l'abbiamo subita, erano ordini". Queste le parole, riferite da uno dei legali, Giorgio Carta. "L'ordine fu dato da chi insistendo sulla modifica sapeva qualcosa di più. - ha spiegato ancora il legale - Labriola e Di Sano hanno subito un danno di immagine, da questo punto di vista siamo nella stessa posizione degli agenti di polizia penitenziaria". 

"Adesso non parti e modifichi l'annotazione di servizio", avrebbe detto il tenente colonnello Soligo a Di Sano, sempre secondo quanto riferito dal suo legale. Di Sano avrebbe anche raccontato che "quel giorno in cui eseguì la modifica era in partenza per la Sicilia, ma fu contattato da Soligo affinché prima eseguisse la modifica richiesta". "Non c'alcun falso - ha proseguito l'avvocato - . Labriola e Di Sano non sapevano niente del pestaggio e Labriola non ha mai incrociato Cucchi. Inoltre, se non avessero eseguito gli ordini sarebbero stati puniti con reato militare che prevede la reclusione, per disobbedienza militare". Il carabiniere Di Sano è accusato di aver modificato l'annotazione di servizio su richiesta del tenente colonnello, Soligo. Labriola all'epoca era comandante della stazione di Tor Sapienza, dove dopo il fermo aveva passato la notte Cucchi. "Labriola non fu neppure informato quando Cucchi fu portato nella sua stazione", ha precisato l'avvocato.