Caso camici, Fontana nella bufera La procura: diffuso coinvolgimento

Milano, acquisite dalla procura le chat della moglie e del cognato del presidente della Regione Lombardia

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di Andrea Gianni

"Ordine camici arrivato. Ho preferito non scriverlo da Atti". È il contenuto di un messaggio che Andrea Dini, il 16 aprile, ha indirizzato alla sorella Roberta, moglie del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Messaggio al quale lei ha risposto: "Giusto bene così". Scambi riportati dalla Procura di Milano nella richiesta di consegna dei cellulari rivolta ad alcuni dei protagonisti del ’caso camici’, l’affidamento senza gara dell’incarico per una fornitura di 75mila camici e altri dispositivi di protezione anti Covid per oltre mezzo milione di euro a Dama spa, società di Dini, cognato di Fontana (entrambi sono indagati per frode nelle pubbliche forniture). Nel provvedimento, i pm evidenziano "il diffuso coinvolgimento di Fontana in ordine alla vicenda relativa alle mascherine e ai camici accompagnato dalla parimenti evidente volontà di evitare di lasciare traccia del suo coinvolgimento mediante messaggi scritti".

E ci sarebbe la "piena consapevolezza" di Andrea e Roberta Dini riguardo alla "situazione di conflitto di interessi" nella fornitura. Da parte loro c’era la volontà di "ricercare nuove occasioni di guadagno, in particolare riconvertendo la produzione nel settore di camici e delle mascherine" per la "situazione di grave tensione patrimoniale della società Dama" dovuta all’emergenza sanitaria che ha messo in crisi tante aziende del settore. Avrebbero predisposto inoltre, secondo l’accusa, "strumentali donazioni di mascherine" per "precostituirsi una prova da utilizzare per replicare alle presumibili polemiche".

In un messaggio tra Andrea Dini e un responsabile di Dama, inoltre, il primo scrive: "Dobbiamo donare molte più mascherine (...) se ci rompono per le forniture di camici causa cognato noi rispondiamo così". Gli inquirenti hanno acquisito il contenuto dei cellulari di Roberta Dini, moglie di Fontana, degli assessori lombardi Davide Caparini e Raffaele Cattaneo, e di Giulia Martinelli, capo della segreteria del presidente della Lombardia nonché ex compagna di Matteo Salvini. Cattaneo, annotano i pm, ebbe un "protagonistico ruolo nel controllare l’esito positivo dell’affidamento della commessa a Dama, della quale anticipava a Dini il buon esito". Fu poi "l’intervento di Fontana" a "imporre la conversione della commessa in donazione".

Un consulente selezionerà il contenuto usando 51 parole chiave, fra cui Camici, Paul&Shark, Trivulzio, Svizzera, Bonifico, Iban. Telefoni sotto la lente anche nell’ambito dell’indagine della procura di Pavia sull’accordo tra Diasorin e policlinico San Matteo per lo sviluppo dei test sierologici per il Covid. Chat furono cancellate da Alessandro Venturi, presidente del San Matteo, all’inizio di luglio, "anticipando" il successivo blitz delle Fiamme gialle. Ma, si legge nel decreto di perquisizione, "l’individuazione dei soggetti partecipanti ai gruppi di WhatsApp evidenziati dalla polizia giudiziaria" potrebbe consentire di "ricostruire la cronologia dei dialoghi intercorsi".

Per questo la procura ha incaricato le Fiamme gialle di effettuare una copia forense del contenuto dei telefoni di Fontana, dell’assessore al Welfare Giulio Gallera (non sono indagati) e di altre persone. Una procedura definita "molto invasiva" dal difensore di Fontana, l’avvocato Jacopo Pensa. Fontana ha aggiunto che l’atto "non è neanche circoscritto alla fattispecie contestata ma è quella che si definisce ’pesca a strascico’".