Giovedì 18 Aprile 2024

Caso Biot, "La Russia non reagirà". Romano: troppi interessi

L’ambasciatore e scrittore: Mosca sa di essere sempre sul banco degli imputati. "Come ritorsione al massimo ci sarà qualche reciproca espulsione di funzionari"

Un’immagine tratta dal film ‘Il ponte delle spie’, con Tom Hanks

Un’immagine tratta dal film ‘Il ponte delle spie’, con Tom Hanks

"Il caso Biot è un semplice incidente di percorso. L’intelligence fa questo mestiere. Non succederà quasi nulla". Per Sergio Romano, ambasciatore e scrittore, il caso che vede coinvolto l’ufficiale della marina militare si sgonfierà in pochi giorni.

"Guerra tutti contro tutti"

Quindi nessuna ripercussione nei rapporti tra Italia e Russia?

"Pubblicamente i due Paesi si lamenteranno di quello che è successo. Magari ci sarà l’espulsione di qualche diplomatico, ma non ci saranno altre ricadute".

Tra Bruxelles e Mosca può cambiare qualcosa?

"No, è tutto un rituale. Il Paese colpito protesta energicamente, magari allontana i funzionari stranieri che si sono dedicati alla raccolta dei dati sensibili, ma poi finisce tutto lì. D’altra parte i servizi hanno proprio questo scopo. C’è chi lo fa con più discrezione, ma è da sempre così".

La Nato potrebbe alzare la voce con l’Italia, magari anche lontano dai riflettori?

"Se l’Alleanza dovesse fare qualcosa del genere, i nostri diplomatici replicherebbero che molti altri Paesi sono stati coinvolti in casi simili".

Negli ultimi anni, sono state diverse le spie che lavoravano per la Russia a essere state pizzicate nel nostro Paese. Siamo diventati il ventre molle dell’Europa?

"No, non mi sembra proprio. Anzi, questi casi sottolineano come il nostro controspionaggio abbia funzionato molto bene".

I russi potrebbero farcela pagare in qualche modo?

"No, rientra tutto nel rituale. È un gioco delle parti. Alla fine nessuno dei due Paesi ammetterà una qualche colpa. Le vittime in questi casi sono sempre due".

Quindi nessun cyberattacco?

"La mia impressione è che non succederà. Queste vicende lasciano una traccia per qualche giorno, che poi svanisce. Magari i rispettivi governi si guarderanno in cagnesco per qualche tempo, ma Italia e Russia hanno tutto l’interesse di conservare i propri funzionari all’estero, che tengono informato l’esecutivo su quello che accade di lecito e anche un po’ meno lecito".

Che ruolo può avere la Lega, considerata vicina a Putin, in questa partita?

"Starà zitta e aspetterà che passi la buriana. Anche se devo dire che personalmente non ho mai attribuito troppa importanza al rapporto Carroccio-Cremlino. Un paio d’anni fa, quando soffiava il vento del sovranismo, che vedeva nelle democrazie autoritarie un modello di riferimento, la questione era molto più delicata. Ma ora il clima politico è cambiato. Donald Trump non è più il presidente degli Usa. Il tycoon sicuramente continua ad avere rapporti con Salvini, ma l’attacco alle democrazie popolari, che sembrava possibile, ormai non lo è più".

Macron è stato l’unico capo di Stato ad andare in Russia per lo Sputnik. Ma i rapporti si sono raffreddati da quando ha scoperto che il Cremlino finanzia la Le Pen. Cosa ci dobbiamo aspettare?

"È come per la Lega. Ormai quella fase storica è finita".

Quanto è importante lo Sputnik per la Russia?

"Molto. Mosca sa di essere sempre sul banco degli imputati. Per questo ci tiene ad avere un buon credito negli altri Paesi. Non le piace essere considerata l’erede dell’Unione sovietica. Vuole che le siano riconosciute capacità scientifiche e di ricerca. Fornire un vaccino contro il Covid all’Europa o altri Paesi ovviamente è qualcosa di cui essere orgogliosi. E francamente, se devo dirla tutta visto come stanno andando le cose, non farei troppo lo schizzinoso".