Domenica prossima, 4 ottobre, giorno di San Francesco, i fedeli di tutto il mondo saranno chiamati a un esercizio di carità cristiana offrendo l’obolo di San Pietro per il funzionamento universale della Chiesa. La tradizionale colletta del 29 giugno – quest’anno spostata per Covid – cadrà a pochi giorni dal licenziamento del cardinale Angelo Becciu per sospette malversazioni finanziarie. Un nuovo scandalo che Papa Francesco non ha esitato a risolvere con una decisione estrema. Per la Santa Sede sono giornate strategiche: dall’imminente ispezione di Moneyval per l’uscita del Vaticano dalla ’black list’ dei Paesi a finanza opaca, alla visita a Roma del segretario di stato americano Mike Pompeo, dopo il duro attacco sui rapporti Vaticano-Cina. Se l’agenda del Papa è tempestata di insidie, anche lo stato d’animo dei fedeli – dopo il nuovo giallo – si misura con sentimenti complessi.
Don Sergio Massironi, 43 anni, rettore del Collegio arcivescovile di Monza, prete blogger ma anche firma di Avvenire e dell’Osservatore Romano, non minimizza la perturbazione in corso: "Guido una scuola cattolica con 1.600 iscritti dalla materna al liceo. Interagisco coi ragazzi e con le loro famiglie. Rispondo continuamente a domande sul Papa e sulla Chiesa".
Prevale il disorientamento?
"Più che disorientamento, c’è voglia di capire. Però senza ridurre tutto a una contrapposizione tra Francesco e la Curia, tema che è centrale ma a ben vedere ne nasconde un altro".
Quale?
"La distanza ormai chiara tra la volontà di trasparenza del Papa e la mancanza di trasparenza dell’architettura istituzionale vaticana. Il Papa esprime un’esigenza di pulizia e di giustizia che è largamente condivisa dai cattolici. Nella sua azione non guarda in faccia a nessuno, anche a costo di rinnegare scelte e uomini. Agisce però in un contesto assolutista in cui è sovrano senza limiti: una dimensione che lo proietta lontano da quegli standard di trasparenza e democrazia che i fedeli vivono, laicamente, nella società. È questo il punto di conflitto".
Dal duo infedele Balda-Chaouqui, al cardinale George Pell (poi fermato per pedofilia), al cardinale Becciu (defenestrato senza processo), è come se il Papa ammettesse di non saper scegliere i propri collaboratori. Lo stesso Becciu, dicendo che il Papa potrebbe essere "manipolato", concorre alla delegittimazione dell’autorità. Qual è l’alternativa a questo format Intrighi & Veleni?
"Gli errori di selezione sono inevitabili. Nessun Papa conosce bene gli altri cardinali quando è eletto. Così crea la sua squadra per affinità teologica o sensibilità evangelica. E magari scopre sorprese. Anche per questo una riforma della Chiesa in senso democratico appare inevitabile anzitutto ai fedeli, proprio perché di maggior tutela per l’istituzione e il Papa".
Intanto, aspettando Sinodi e Concili?
"Francesco è stato eletto per restituire integrità al cattolicesimo scosso dalla pedofilia del clero e da altri dossier scabrosi. Per questo non teme di dare scandalo. La sua carica profetica non si è esaurita".
La sua aura sembra però meno attrattiva in rapporto a una missione così pesante. Il Papa è o appare molto solo?
"Credo si immagini non come il Papa che rivoluziona la Chiesa, ma come l’uomo che ne affronta le parti malate. Il problema, tuttavia, è l’essere l’uomo solo al comando. In fondo sta continuando con gli stessi mezzi – ma altro stile – la battaglia di Benedetto XVI, che si dimise non avendo più la forza di combattere un’organizzazione inadeguata, perché ricalcata sui modelli dell’impero romano".