di Rosalba Carbutti Dopo i giorni matti e disperatissimi della partita del Quirinale, Pier Ferdinando Casini è tornato nella sua Bologna. E, in tenuta da jogging, cammina lungo i portici Unesco che portano su fino al Santuario di San Luca. In questo luogo del cuore e dello spirito, dove torna in pellegrinaggio nei momenti importanti della sua vita, il senatore parla anche di politica, la sua passione. E non nasconde un’idea: creare una scuola di politica "perché c’è bisogno di più professionalità e meno dilettantismo. Del resto adesso è difficile costruirsi una carriera come la mia, o quella di grandi protagonisti come Fanfani, Andreotti, Berlinguer. Oggi i leader si bruciano in fretta". Tutti la cercano: per fare il federatore o il leader del nuovo centro, ad esempio... "Non voglio federare un bel niente, ci sono nuovi leader, non c’è bisogno di pescare qualcuno che ha già fatto tutto 20 anni prima". Continuano a evocarla... "Li ringrazio molto, ma temo che perdano il loro tempo. Io faccio il senatore di Bologna: è questa la mia dimensione. Per quanto riguarda il mio futuro forse ne sa qualcosa la Madonna di San Luca...". Può darci qualche anticipazione? "Da giovani si ha lo stress da prestazione. Io dopo 40 anni di Parlamento non devo più dimostrare niente a nessuno. L’applauso dei miei colleghi a Montecitorio durante i giorni dell’elezione del capo dello Stato è una specie di marchio Doc, mi ha ripagato di tutti i sacrifici fatti in questi anni. E per me ha più valore di ogni altro incarico. C’è bisogno di riaffermare sempre il valore della politica e la centralità del Parlamento. I tecnici sono importanti, ma la loro dimensione non sostituirà mai quella politica". Che cosa consiglierebbe a un giovane che volesse buttarsi in politica? "Quello che mi diceva mio padre: prima dedicati a una professione, poi segui la ...
© Riproduzione riservata