
CANAZEI (Trento)
Fanno parte della ‘Canazei bene’ i dodici ragazzi finiti a processo per il raid vandalico in una casa di villeggiatura nel cuore della Val di Fassa. Figli di politici, imprenditori e funzionari pubblici di alto rango sono accusati del raid nella seconda casa di una famiglia bolognese. All’epoca dei fatti avevano quasi tutti 16 anni, tranne il più piccolo di 14. Un blitz a più riprese tra dicembre 2020 e aprile 2021 – durante il picco della pandemia e il conseguente lockdown nazionale – nella rinomata località delle Dolomiti. Una bravata da 130mila euro di danni. A distanza di quasi tre anni, i ragazzi dovranno affrontare il processo di fronte al Tribunale dei minori di Trento. Inizialmente gli indagati erano diciassette, ma cinque di loro sono stati poi ritenuti estranei ai fatti.
I ragazzi hanno scardinato la porta d’ingresso, distrutto mobili, lampadari, vetri delle finestre e le porte. Hanno mandato in frantumi perfino i piatti, sventrato e rotto la mobilia, lanciato fuori dall’abitazione lampadari, cassetti, un frigorifero e la tv. Poi hanno urinato sul divano e vomitato nelle stanze. A incastrare la banda un selfie, fatto girare sui social come un trofeo del raid. L’autore dello scatto sembra essere stato il promotore dell’atto vandalico: avrebbe convinto gli altri ad affiancarlo, raccontando che la casa apparteneva a suo zio e stava per essere demolita. I ragazzi avrebbero parlato di "una festa ad alto tasso alcolico in cui si è perso controllo" di cui conservano "ricordi confusi". Quella sera, però, sarebbero state scattate foto e girati video con i cellulari, pubblicati poi sulle piattaforme on line. Le famiglia si dicono "Profondamente dispiaciute".
Qualche genitore si sarebbe perfino mostrato sorpreso: "Non immaginavamo che si sarebbero infilato in questo casino, perché noi li avevamo educati bene", avrebbero detto ai legali. La denuncia risale a giugno 2021, da qual momento la macchina della giustizia si è messa in moto. L’udienza preliminare dello scorso 24 novembre è andata ‘buca’: il capo di imputazione troppo generico e gli avvocati della difesa hanno contestato la nullità del decreto di citazione a giudizio per vizi di forma. Si torna in aula il 16 febbraio 2024 con un capo d’accusa riformulato e, in caso di condanna, i ragazzi rischiano dai 6 mesi a tre anni. L’accusa in concorso, è di danneggiamento e di invasione di terreni ed edifici.