Martedì 23 Aprile 2024

Carrón lascia, ma chi comanderà ora Cl?

Dopo 15 anni alla guida di Comunione e liberazione si dimette il delfino di Giussani. Decisiva la direttiva del Papa sulla rotazione nelle cariche

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di Nina Fabrizio

Una resa per favorire un processo libero di "cambiamento alla guida". Ha gettato la spugna don Jùlian Carron, longevissimo e secondo molti, potentissimo, fino a ieri, presidente del movimento cattolico di Comunione e liberazione di cui aveva preso tenacemente le redini nel 2005 alla morte del fondatore don Luigi Giussani. Impegnato ormai da mesi in un aspro braccio di ferro con il dicastero vaticano dei “Laici” ma in realtà con lo stesso papa Francesco - come si sa allergico ai personalismi -, Carron si è dovuto infine arrendere alla volontà del Pontefice argentino.

Bergoglio aveva disposto già da mesi con un apposito decreto il ricambio ai vertici delle associazioni cattoliche dopo al massimo dieci anni di mandato e poi, di fronte ai soliti immobilismi e meline (non del solo Carron, in realtà, molto lo ha segnato la vicenda della Comunità di Bose), aveva fatto ricorso alla mano pesante addirittura commissariando nel settembre scorso i Memores domini, l’associazione laicale di Cl che fa voto di povertà, castità e obbedienza.

Segnali chiarissimi per il sacerdote spagnolo che ieri ha formalizzato il suo passo indietro con un documento pubblicato dal sito di Cl.

"Essendo presidente della Fraternità da oltre dieci anni - si legge -, don Jùlian ha deciso di dimettersi da tale carica per favorire il cambiamento". Parole che a ben guardare fanno pensare a una specie di excusatio non petita, visto che quello che al Papa sta a cuore è proprio spezzare i meccanismi da cui originano gli abusi di potere, compresi quelli per cui ai fondatori o ai presidenti succedono poi personalità a loro vicine che di fatto lasciano intatta la struttura precedente.

Per Comunione e Liberazione, Francesco vuole non soltanto un cambiamento di facciata ma una vera svolta con una successione che riporti la Fraternità all’ispirazione originaria, quella di un sincero apostolato nella società più che di un mero presenzialismo tra i board e i consigli di amministrazione. Del resto, molti osservatori avevano ricondotto proprio alla realtà di Cl, un significativo recente passaggio di un discorso del Pontefice: "Non di rado – aveva detto Francesco motivando la sua riforma dei movimenti -, la Santa Sede, è dovuta intervenire avviando non facili processi di risanamento. E penso anche alle malattie che vengono dall’indebolimento del carisma fondazionale che diventa tiepido e perde la capacità di attrazione".

Ora per Cl si apre la partita delle elezioni per la nuova presidenza che dovranno tenersi non oltre l’11 settembre 2023. Le scelte non sono state ancora fatte, il tempo davanti non è poco, e di nomi in pole position per il momento non ne girano. Si può parlare semmai di personaggi stimati e ascoltati nel mondo ciellino. Uno di questi è quello di don Stefano Alberto, teologo e insegnante alla Cattolica di Milano.

Da parte sua Carron esce di scena non senza qualche amarezza: "E’ stato un onore per me esercitare questo servizio per anni – ha scritto nella sua lettera di commiato -, un onore che mi riempie di umiliazione per i miei limiti e se ho mancato nei confronti di qualcuno di voi".