"Carol uccisa perché voleva tornare dal figlio"

Massacrata a martellate e poi il corpo fatto a pezzi, il gip convalida il fermo del vicino. E non esclude che abbia avuto complici

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di Beatrice Raspa

Davide Fontana non poteva accettare che Carol Maltesi lo lasciasse per tornare dal suo bimbo. Così, approfittando di un rapporto sessuale violento, l’ha massacrata. Il gip, Angela Corvi, ha pochi dubbi: il delitto di Rescaldina, nel Legnanese, è passionale. E a confessare il movente è stato proprio il 42enne milanese, bancario e food blogger, vicino di casa della vittima, ora in carcere per omicidio aggravato dalle sevizie, occultamento e distruzione di cadavere. Che, a cose fatte, avrebbe pure manifestato il proposito di suicidarsi. In 16 pagine di ordinanza di convalida del fermo, il giudice disvela un retroscena inedito. Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 Carol, astro nascente del porno con il nome d’arte Charlotte Angie, che con Fontana aveva avuto una storia di un mese nel marzo 2021 e che lei continuava a frequentare senza vincoli, ‘gli comunicava che intendeva lasciare Rescaldina e trasferirsi tra il Veronese, dove risiedeva il figlioletto di 6 anni, e Praga. L’indagato non poteva accettare di vivere senza la ragazza che per lui era tutto. Pure acconsentendo che Carol, di cui era follemente innamorato, intrattenesse relazioni anche con uomini diversi, non poteva assolutamente accettare che se ne ne andasse lontano abbandonandolo’. Così il 10 o 11 gennaio scorso mentre giravano un video hard nell’abitazione della 26enne ‘nel momento in cui si è ritrovato il martello in mano aveva pensato che l’avrebbe persa’. Allora l’ha colpita al capo. Sempre più forte. Quando aveva sollevato il cappuccio ‘gli era sembrata morta, poi però vedeva che faceva uno scatto con una gamba, e quindi per evitare di farla soffrire le tagliava la gola’.

Fontana per oltre due mesi ‘escogitava, preparava e attuava una complessa strategia per occultare l’orrendo delitto commesso, fare sparire il corpo e così definitivamente sottrarsi da qualsiasi responsabilità. Azioni che mostrano in maniera ‘lampante la ferma volontà dell’indagato di evitare le conseguenze delle sue gravissime azioni’. Il bancario non può stare che in carcere, sussistendo tutte esigenze cautelari: un evidentissimo pericolo di fuga, di inquinamento probatorio - il gip ritiene che si debba ancora indagare sull’eventuale coinvolgimento di complici.