np_user_4025247_000000
ROSALBA CARBUTTI
Cronaca

Caro affitti, il ’fuorisede’ Patuelli: "Ci bastavano 500mila lire"

Il presidente dell’Abi: "I miei anni a Firenze dai Gesuiti. Vitto, alloggio e... cinema"

La protesta degli studenti romani davanti alla Sapienza
La protesta degli studenti romani davanti alla Sapienza

Se parli di caro affitti con un banchiere, scopri che negli anni Settanta per vivere 11 mesi da studente fuorisede a Firenze dovevi sborsare 500mila lire.

Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, per fare il calcolo scomoda le tabelle Istat di rivalutazione monetaria, in base all’indice dell’inflazione: "Oggi sarebbero 10 milioni e mezzo di lire. Cioè 5.423 euro. Ma con quella cifra avevi la pensione completa, anzi l’all inclusive: alloggio con colazione, pranzo e cena. Più svago, sport e cultura".

Torniamo al 1970: com’era vivere a Firenze da studente?

"Venivo da Ravenna. La scelta più ovvia sarebbe stata Bologna, ma mio padre insegnava all’Università economia e politica agraria e già in tempi non sospetti volevo evitare conflitti d’interessi...".

Nessun favoritismo, quindi.

"Al liceo i miei voti viravano tra il 7 e l’8. Ma visto che i professori erano amici dei miei genitori, proprio per il timore del conflitto d’interessi, spesso mi davano sette. Così decisi di andare dove non mi conosceva nessuno. Provai con Roma, ma c’era una gran sproporzione tra studenti e capienza delle strutture. E scelsi Firenze".

Dovette montare una tenda come oggi per trovare casa?

"A vedere quei ragazzi mi viene una grande tristezza... Per fortuna a me andò benissimo. A Firenze alloggiai per due anni all’istituto Stensen dei padri gesuiti in viale Don Minzoni 25. Avevo una camera con lavandino, il bagno era esterno, ma nella struttura c’erano il cineforum, la libreria, il self service, il bar, la sala musica, le sale studio. E il campo da calcio. Erano organismi che non puntavano al profitto, ma alla nostra crescita culturale".

Tutto compreso con meno di 500 euro (calcolo di oggi) al mese?

"Sì. Vitto e alloggio. E quando dico vitto parlo di colazione, pranzo e cena. A ogni pasto principale erano compresi primo, secondo, contorno. Più la frutta. E anche libertà di scelta... Avevi sempre l’opzione paillard. E la domenica il dolce".

Però in un istituto di gesuiti chissà che regole ferree...

"Ma no! C’erano pure le ragazze. Eravamo 60 uomini e 60 donne. Un ambiente aperto, nessun pensiero unico. Tanto per dire al cinema-teatro si tennero le riunioni per preparare le tesi del “Manifesto”...".

Non doveva rientrare a un certo orario?

"A mezzanotte, però se andavi al cinema o a teatro potevi tornare alle due. Ma dovevi dare 200 lire al portiere. Parliamo di circa 2 euro e 18 centesimi di oggi... ".

Ma doveva dimostrare di essere andato al cinema o a teatro.

"Ero un tipo serio, avanti un anno negli studi... Si fidavano!".

In sintesi: tutta un’altra vita rispetto a oggi.

"Sì. E lo stesso accadeva ai miei amici che studiavano a Ferrara e a Bologna. C’era molta disponibilità di camere ammobiliate: in genere erano le vedove ad affittare".

Dica la verità con gli affitti di oggi anche lei avrebbe piantato la tende per protesta...

"Ho la sinusite, un problema congenito. Non posso stare in ambienti freddi e umidi come una tenda. Ma mi sarei agitato anche io, seppur in forme più salutistiche".