Carceri, via alle ispezioni Bonafede diventa un caso

Dopo l’ok dell’autorità giudiziaria, il Dap disporrà controlli nell’istituto casertano. L’ex ministro sotto accusa minaccia querele. Ma pochi grillini lo difendono

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di Ettore Maria Colombo

Nei prossimi giorni si terrà l’ispezione disposta dal Dap nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dopo il via libera concesso dall’autorità giudiziaria. A capo della commissione che si occuperà dell’ispezione è stato indicato Gianfranco De Gesu, il direttore generale dei detenuti e del loro trattamento. Un fatto eccezionale e un segnale del fatto che il Dap vuole seguire in modo diretto le attività ispettive, visto che il direttore generale riferisce direttamente ai vertici del Dap, spiegano fonti del ministero della Giustizia. Segno evidente che la titolare di via Arenula, Marta Cartabia, che ha detto a chiare lettere che i fatti orribili avvenuti in quel carcere "vanno contro lo spirito e la lettera della Costituzione" non vuole mollare la presa e intende mettere sotto i riflettori – e, nel caso, punire severamente – l’intera catena di comando della polizia penitenziaria che ha dato il suo via libera al pestaggio dei detenuti, non solo gli agenti che si sono resi responsabili delle violenze.

Ma ieri, il caso del carcere di Santa Maria Capua Vetere si è allargato ed è diventato anche un caso Bonafede. L’ex ministro della Giustizia nel governo giallorosso, infatti, era il titolare del Dap, oltre che del ministero, quando a metà marzo dell’anno scorzo scoppiarono le rivolte dei detenuti in ben 21 carceri italiane, durante la prima ondata del Covid, che causarono ben 13 vittime e più di 200 feriti. Il punto più basso nella storia repubblicana del sistema carcerario italiano pari solo alle rivolte politiche che, nelle carceri, si svolgevano negli anni ’70. Infine, la ciliegina sulla torta: il 21 marzo dal Dap viene inviata la famosa circolare che permette a molti esponenti di primo livello della criminalità organizzata di chiedere ai tribunali di sorveglianza detenzione domiciliare. Rivolte e permessi – accusava ieri, in un’inchiesta il quotidiano La Repubblica – "frutto di una politica di sottovalutazione e improvvisazione e che in qualche modo condividono Bonafede e l’ex capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (il Dap), Francesco Basentini, che a maggio scorso, già travolto dalle polemiche, proprio Bonafede decise di sostituire".

Ovvio che, nonostante la dovizia di particolari dell’inchiesta, Bonafede risponda a dir poco indignato e inviperito rispetto alle accuse che lo riguardano, difendendo il suo operato e minacciando querele. Peccato che pochi lo difendano, persino nel M5s. In pratica, solo Mario Perantoni, presidente della commissione giustizia della Camera, deputato. Ettore Rosato (Iv), invece, ne trae una riflessione tutta politica: "Tra le tante discontinuità del governo Draghi mi piace ricordare quella sulla giustizia: Bonafede non è più ministro". In effetti...