Carcere ostativo, la Consulta decide

ROMA

In pieno vortice 41 bis, torna di attualità il carcere ostativo. Se ne occuperà domani la Consulta, chiamata ad esprimersi da due uffici giudiziari di sorveglianza che chiedono di allargare il varco aperto con la sentenza del 2019, che ha riconosciuto la possibilità di riconoscere i permessi premio ai condannati per mafia e terrorismo (ma non solo) non collaboranti con la giustizia, a condizione che abbiano reciso i legami con le loro organizzazioni criminali e purché sia dimostrata la loro partecipazione al percorso rieducativo.

I giudici di Perugia ritengono che l’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario sia incostituzionale, per contrasto con gli articoli 3 e 27 della Carta, laddove non prevede la possibilità di concedere ai condannati per traffico di stupefacenti l’affidamento in prova al servizio sociale, quando siano stati acquisiti elementi tali da escludere l’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata.

Il magistrato di Avellino censura invece l’omessa previsione della possibilità di concedere la semilibertà ai narcotrafficanti (sempre non collaboranti) che, pur avendo espiato metà della pena, abbiano avuto accesso ai permessi premio, sulla base di elementi dai quali è stata desunta la fine dei rapporti con la criminalità organizzata.