Sabato 20 Aprile 2024

Carabiniere ucciso, i due americani divisi. Accuse incrociate

Tabulati telefonici al setaccio. L'autopsia su Cerciello: fendenti inflitti con brutalità

A sinistra Elder Finnegan Lee, Gabriel Christian Natale Hjorth (Ansa)

A sinistra Elder Finnegan Lee, Gabriel Christian Natale Hjorth (Ansa)

Roma, 2 agosto 2019 - Tutto a posto, niente in ordine. Per far quadrare i conti dell’ingarbugliata inchiesta sull’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, ormai a una settimana dai fatti, la Procura della Capitale metterà in correlazione i tabulati telefonici, in parte già acquisiti, di tutti i protagonisti della nottata fra giovedì 25 e venerdì 26 luglio, iniziata nelle piazze e tra i vicoli di Trastevere con la caccia alla droga dello sballo e finita in quell’angolo del quartiere Prati in cui è morto il sottufficiale dei carabinieri. Accoltellato per ben 11 volte, sotto una tempesta di fendenti profondi al torace, ai fianchi e alla schiena, come rivelano altri particolari dell’autopsia.

Tutti i protagonisti significa proprio tutti, nessuno escluso. A parte i due giovani americani Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, ora in carcere per concorso in tentata estorsione e omicidio volontario aggravato. E sempre più divisi. Con Natale, che scarica le accuse su Finnegan, sottolineando come non sapesse nulla del coltello, stile Marines, portato dagli States dall’amico e diventata l’arma del delitto.

Entrambi gli americani sui tabulati dei loro cellulari hanno già risposto alle domande degli inquirenti. Gli altri, invece, dovranno prepararsi a dare spiegazioni sui rispettivi spostamenti: il pregiudicato Sergio Brugiatelli, che del suo telefonino rubato dai due stranieri voleva tornare in possesso a tutti i costi; il presunto pusher Italo Pompei, che avrebbe venduto a Hjorth il farmaco spacciato per cocaina; e infine i 4 commilitoni di Cerciello Rega e del suo collega Andrea Varriale che, nonostante fossero fuori servizio, hanno svolto un ruolo attivo nella fase precedente il tragico epilogo.

Sul conto del personale militare, i pubblici ministeri hanno anche disposto la verifica dei turni operativi nell’unità di appartenenza, la stazione dell’Arma in piazza Farnese.

In un'intervista Pompei, dipinto dalla voce di popolo come ‘un amico delle guardie’, ammette di conoscere Brugiatelli («Ci siamo visti una decina di volte») ma smentisce di essere stato chiamato da lui per la coca di cui andavano in cerca i due americani. E per quanto riguarda la sua identificazione sul posto da parte dei militari arrivati su una moto Honda, a Trastevere, dichiara: «Addosso non avevo niente, ma non mi hanno nemmeno perquisito. Per questo ho pensato subito che non fosse un’operazione antidroga». Pompei aggiunge di aver sentito dire da un conoscente che gli stessi carabinieri «seguivano quei due ragazzi già da piazza Trilussa».