Caos roghi, in Versilia mille sfollati Volontaria schiacciata da un albero

Tragedia in Friuli: la donna aveva 46 anni. A Monfalcone ancora chiuso lo stabilimento di Fincantieri

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di Paolo Di Grazia

MASSAROSA (Lucca)

Fuga dalle fiamme in Versilia, l’inferno del Carso, focolai sparsi nel Pase e fiumi ai minimi storici. Gli incendi e il caldo continuano a tenere sotto scacco l’Italia: centinaia di uomini e donne, volontari e vigili del fuoco, sono impegnati da giorni nell’impari lotta contro i roghi. Una battaglia che ieri è costata la vita a una soccorritrice della Protezione civile che era impegnata in Friuli: Elena Lo Duca, 46 anni, è morta schiacciata da un albero carbonizzato durante le operazioni di spegnimento a Prepotto, in provincia di Udine.

Nella Versilia infuocata, invece, sono oltre mille gli evacuati a causa del rogo scoppiato lunedì scorso e che dalle colline di Massarosa si è poi esteso al vicino territorio di Camaiore e alle frazioni di Lucca. Al momento il patrimonio di boschi e uliveti secolari perso, secondo il dato diffuso dalla Regione, è di 868 ettari. Gran parte degli incendi sul fronte versiliese è stata domata dai vigili del fuoco con l’ausilio di canadair ed elicotteri in incessante volo da quattro giorni. Nonostante questo non è stato dato ancora il permesso agli sfollati di rientrare nelle proprie abitazioni perché si temono nuove riprese del fuoco.

Infatti è sempre a piede libero il piromane che ha dato inizio a tutto. Anzi, nella notte fra mercoledì e giovedi, gli abitanti di piccoli borghi collinari del comune di Camaiore hanno spento un principio d’incendio con sistole e secchi d’acqua: qualcuno aveva piazzato un cumulo di foglie secche con sopra un tizzone ardente. La conferma che dietro a questi incendi c’è una mano criminale.

L’altro territorio del Paese divorato dalle fiamme in questi giorni è il Carso, dove resta chiuso per il secondo giorno consecutivo lo stabilimento di Monfalcone della Fincantieri, a Gorizia, per consentire la pulizia dei piazzali e dei ponti delle navi dalla fuliggine e il fumo, in alcuni casi penetrati attraverso i condotti dell’aria condizionata. Riapre invece dopo due giorni l’autostrada A4 in direzione Trieste, nel tratto tra Villesse e Lisert, ma resta l’incertezza sull’evoluzione dell’incendio nella parte ovest dell’autostrada e rimane chiuso il percorso tra Sistiana e Redipuglia, in direzione Venezia.

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ringraziando il personale dei Vigili del fuoco, della Protezione civile e i volontari impegnati, in Friuli e in Toscana, chiede "comportamenti estremamente responsabili da parte di tutti i cittadini per salvaguardare il nostro immenso patrimonio naturale ed evitare pericolose situazioni di rischio".

Ma tanti sono i fronti del fuoco aperti in tutto il Paese. Ieri in Sardegna sono stati registrati 17 roghi e sulle colline di Bologna, a Vado di Monzuno, è divampato un incendio boschivo che ha fatto esplodere vecchi ordigni bellici. Fiamme anche nel sud Italia, in Puglia, soprattutto nel Foggiano e nel barese. L’Italia brucia ovunque, con il proliferare degli incendi favoriti anche da questa prolungata siccità.

La mancanza di piogge sta compromettendo anche le riserve d’acqua sotterranea del Centro-Nord. Il fiume Po continua a segnare record negativi di portata scendendo a 113,7 metri cubi al secondo (al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro), cioè circa il 10% della portata media. L’Osservatorio sulle risorse idriche, che lancia l’allarme nel suo report, segnala anche l’eccezionale deficit di piogge sul Lazio con le province di Roma e Viterbo definite "capitali italiane della sete": il lago di Bracciano è sceso di 36 centimetri rispetto allo scorso anno, quello di Nemi di 96, mentre il lago di Turano cala di un centimetro al giorno. Nettamente inferiori alla media restano le portate del fiume Aniene, mentre quelle di Liri e Sacco sono ai minimi dal 2017.