Giovedì 25 Aprile 2024

Caos Regionali I grillini lombardi ballano da soli: col Pd accordo in salita

Dem ancora in bilico tra Maran, Majorino e l’appoggio a Moratti. Il Movimento si smarca. Il capogruppo Di Marco: troppe anime. L’annuncio dopo l’incontro con il capo politico: "Temi, non nomi"

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di Giambattista Anastasio

La possibilità di un’alleanza tra il Movimento 5 Stelle e il Pd alle elezioni regionali lombarde si fa sempre più remota. L’incontro tenutosi ieri a Roma tra Giuseppe Conte, presidente nazionale dei pentastellati, il coordinatore lombardo Dario Violi e il capogruppo in Consiglio regionale, Nicola Di Marco, non ha fatto che confermare l’orientamento che era emerso già nelle ultime settimane: meglio soli. Anche perché il Pd parla troppe lingue.

Nel dettaglio, una volta finito l’incontro i Cinquestelle hanno diramato un comunicato nel quale si legge quanto segue: "Con il capo politico c’è piena sintonia, abbiamo condiviso la necessità di proseguire in quel percorso che ci impone di tenere alta l’asticella sui temi piuttosto che sui nomi e fare del programma la nostra bussola per le decisioni future. Nei prossimi giorni presenteremo i nostri punti fermi per la Lombardia e li metteremo a disposizione della società civile, dopodiché valuteremo chi vorrà costruire insieme a noi l’unica alternativa possibile alla destra del governatore uscente Attilio Fontana, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e al centrodestra di Carlo Calenda, Matteo Renzi e Letizia Moratti".

Formalmente non sembrano parole di chiusura, ma nella sostanza lo sono. I pentastellati parlano, infatti, di un programma steso in autonomia, sul quale altri devono convergere solo in seconda battuta. Detto altrimenti: prendere o lasciare. Un espediente per chiudere le porte. Il riferimento a coloro che tengono "l’asticella sui nomi" è, poi, una bordata implicita ai Democratici lombardi, in questi giorni impegnati nell’affannosa ricerca di un profilo che unisca tutte le anime del partito e della coalizione porgressista ed eviti il passaggio delle primarie, un passaggio che nessuno vuole.

Al di là dell’esegesi della nota diramata ieri sera, Di Marco, a domanda diretta, risponde in modo sufficientemente chiaro: "Con quale Pd dovremmo parlare? Con quello del capogruppo lombardo, Fabio Pizzul, che vuole sostenere la Moratti insieme al Terzo Polo, con quello dell’assessore milanese Pierfrancesco Maran, che nel giorno in cui si è autocandidato alla presidenza della Regione ha pensato bene di attaccare prima di tutto il Movimento 5 Stelle, o, ancora con il Pd dell’europarlamentare Pierfrancesco Majorino che cerca di tenere insieme tutto? La verità è che nel Pd è già in corso il congresso, altro che pensare alla Lombardia".

L’altra verità è che anche qualora ci fosse una convergenza programmatica tra i due partiti, i Cinquestelle non accetterebbero di sostenere un candidato espresso dal Pd ma si dovrebbe trovare un candidato che sia terzo. Un’operazione

per la quale sembrano mancare, oltre alla volontà politica, anche i tempi, se è vero che si andrà al voto a metà febbraio o al più tardi a inizio marzo.

Per dirla con le parole usate proprio ieri sera da un esponente lombardo dei pentastellati: "La strada per l’alleanza non è semplicemente in salita. È ripida al limite dell’impraticabilità".