Caos Pd: ora il segretario ha la grana Bologna. Guerra intestina sul candidato a sindaco

Gli zingarettiani e Bonaccini puntano sull’assessore Lepore. Messaggi duri dell’attuale primo cittadino Merola al riformista Aitini

L'assessore Matteo Lepore (Dire)

L'assessore Matteo Lepore (Dire)

Ancora una grana sul tavolo di Enrico Letta: Bologna, con il suo carico di veleni e tensioni sparse tra le chat dei notabili in vista delle amministrative di ottobre. Appena riconfermato ieri pomeriggio l’eurodeputato Brando Benifei come capodelegazione a Bruxelles e con il tema dei capigruppo di Camera e Senato ancora aperto, il neo segretario Pd forse non si aspettava che la più potente federazione (ex) comunista d’Italia – quella dove i dem sono ancora attorno al 40% e dove alberga la presidente nazionale Valentina Cuppi – passasse dal possibile accordo sull’assessore alla cultura Matteo Lepore a un altro congelamento delle decisioni. Uno scenario in linea con la volontà di risolvere prima la partita di Roma e di arrivare, dopo Pasqua, al resto delle città al voto. Ma anche un ossimoro per una realtà che, da ormai un anno, cerca l’unità passando di candidato in candidato, e di corrente in corrente, ritrovandosi ora balcanizzata.

La storia è questa. Matteo Lepore, 40 anni, fiero cittadino del quartiere popolare Barca e un passato nelle coop, è da sempre, come l’hanno definito alcuni dirigenti pd rivali, "il predestinato". Vicino al sindaco Virginio Merola, zingarettiano e gradito a Letta, è passato nei due mandati dalla delega alle attività produttive a quella alla cultura. Il predestinato: ma dall’estate scorsa ‘grandi elettori’ e alcuni parlamentari, in maniera più o meno sotterranea, hanno iniziato a picconarlo. Le critiche: troppo di sinistra, troppo vicino al sindaco, troppo divisivo, troppo... Tanto che dalla discussione dei nomi Lepore si stava appannando. Prima nello scontro ‘fratricida’ con i colleghi di giunta Marco Lombardo e Alberto Aitini, poi in favore di Elisabetta Gualmini (ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna ora in Europarlamento) e Andrea De Maria, deputato dai forti numeri nel partito bolognese. Ma alla fine – tra primarie sì e primarie no, nomi unitari e ‘briscoloni’ – Lepore ha resistito.

Gualmini s’è tirata fuori; De Maria (da sempre contrario ai gazebo) pure, imbracciando la causa di Lepore in nome dell’unità di partito; il governatore Stefano Bonaccini ha lanciato proprio Lepore; l’assessore Marco Lombardo ha ritirato la propria disponibilità stanco del gioco di corrrenti e così, nella partita, è rimasto in campo solo Aitini, assessore alla sicurezza sostenuto da Base riformista, la corrente che a livello nazionale fa riferimento a Luca Lotti e Lorenzo Guerini. Un rompicapo, che porta dritto alle primarie (già pronta una piattaforma online), pur con l’incognita della pandemia. Scenario che il segretario bolognese Luigi Tosiani non ha negato, ma che vorrebbe evitare. Un accordo su Lepore è ancora possibile? "Non dobbiamo dividerci, proviamo a fare uno sforzo di unità", dice Stefano Vaccari, capo dell’organizzazione Pd in segreteria.

Ma lunedì pomeriggio, a poche ore dalla direzione che avebbe potuto lanciare Lepore o sancire le primarie con Aitini, ecco la bomba. Un messaggio del sindaco Virginio Merola nella chat di giunta si trasforma in un siluro proprio contro Aitini. Invito a vergognarsi, accuse di aver fatto porcate sleali, rivendicazione dei dieci anni di mandato e un monito a non utilizzare il lavoro svolto dal Comune per la campagna elettorale in fieri: sono solo alcuni dei passaggi-choc del messaggio del sindaco, che ha avuto come effetto la diserzione della direzione da parte di Aitini e soci e la compattazione delle forze pro-Lepore. Il Pd, che ancora non ha una coalizione definita, si muove sul sapone. E, come ha ammonito l’assessore Lombardo, "così rischiamo di perdere". Tutto bloccato.

Il centrodestra, in ordine sparso, riflette però sull’ex ministro nel governo Renzi Gian Luca Galletti, centrista e già assessore della giunta del ribaltone del ’99 con Giorgio Guazzaloca, primo sindaco non comunista sotto le due Torri. Caos, nemmeno calmo.