Caos autostrade, la Liguria di nuovo ko. Fuga dei giganti cinesi dal porto di Genova

Giornata di ordinaria follia per i troppi cantieri. Le aziende minacciano una class action: tempi di percorrenza raddoppiati. Polemiche e accuse incrociate tra Governatore e ministero dei Trasporti. Sulla rete regionale pedaggi sospesi nel weekend

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Ora basta, i cinesi della Cosco hanno perso la pazienza. E minacciano addirittura di lasciare il porto di Genova: un caos come quello che si è vissuto anche ieri su strade e autostrade liguri davvero è insostenibile. Giornate di ordinaria follia sul fronte del traffico, tempi di percorrenza raddoppiati, slalom fra i cantieri, gallerie chiuse che hanno costretto gli automobilisti, nel primo giorno del grande esodo, a code infernali. E poi, la lunga coda dei camion e dei Tir che non riuscivano a entrare nel porto e sbloccare la montagna di container fermi da giorni sui piazzali perché nessun cliente poteva ritirarli.

E non basta sapere che l’Aspi, oltre ad aver esteso l’esenzione dal pedaggio nel weekend sulla rete ligure per un totale di 150 chilometri (l’esenzione resterà in vigore fino a quando permarranno condizioni di rilevante disagio sulla rete), promette che la situazione dovrebbe migliorare già da stamattina, quando saranno riaperte almeno dieci gallerie. No, non basta: perché ci sono i terminalisti che vogliono essere pagati anche se la merce non si muove per cause di forza maggiore. "Quello che sta accadendo a Genova è molto pericoloso perché se un cliente è costretto a spostarsi altrove non è scontato che in futuro possa tornare indietro", si sfoga il direttore generale di Cosco Shipping Lines Italia, Marco Donati. Come a dire, in queste condizioni nessuna impresa, a cominciare dalla multinazionale cinese, può garantire di restare nel porto ligure e non cercarsi qualche altro scalo più raggiungibile e magari con infrastrutture efficienti.

Un allarme da non sottovalutare per una città che non ha ancora chiuso i conti con la tragedia del Ponte Morandi e che sta cercando di rimettersi in piedi.

Il venerdì nero di trasporti liguri è stato, in realtà, la cronaca di un disastro annunciato. Con oltre 100 cantieri aperti e 29 gallerie chiuse per manutenzione, già nelle ultime settimane la situazione ha da giorni superato il livello di guardia. Poi, nelle giornate del primo grande esodo, è scoppiata la grande emergenza. Tre ore e mezza per fare tratti che, quando va male, si coprono in 120 minuti. E, in alcune aree, i tempi di percorrenza sono stati ancora più elevati, con file interminabili e nervi a fior di pelle. Ma è l’intera viabilità di Genova ad essere andata in tilt, soprattutto a causa della chiusura del tratto dell’A10 con l’allacciamento con la A26 e Arenzano, uno stop necessario per completare le ispezioni nella galleria Borgonovo. Come se non bastasse, tutto è stato condito con il solito scaricabarile di responsabilità fra l’Aspi, la società che gestisce la rete autostradale, e il ministero delle Infrastrutture, che avrebbe dato le disposizioni per la messa in sicurezza delle gallerie con un colpevole ritardo. Accuse subito rispedite al mittente. Polemiche ancora più difficili da digerire dopo il lungo lockdown durato tre mesi, durante i quali le strade sono rimaste praticamente deserte e i lavori avrebbero potuto essere effettuati senza alcuna conseguenza sulla pelle dei cittadini.

Ma il blocco dei trasporti ha messo letteralmente in ginocchio soprattutto il Porto di Genova che è pronto a citare in giudizio Autostrade per chiedere un maxi-risarcimento. Dopo gli spedizionieri, è toccato infatti al presidente di Assiterminal, Luca Becce, confermare che l’associazione sta valutando un’azione "legale sotto forma di class action o di richiesta danni". Di fatto "il porto è rimasto isolato mettendo a rischio i lavoro i circa 3mila addetti diretti e 25mila indiretti per un giro di affari di alcuni miliardi l’anno". Sul piede di guerra anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti e l’assessora alla sanità, Sonia Viale, che hanno inviato una lettera-esposto in procura contro l’Aspi e Mit: il blocco avrebbe danneggiato anche l’assistenza sanitaria. Tesi smentita da Aspi: "Avevamo informato il 118".

Uno scontro dopo l’altro. "È stata un’altra mattinata di follia – commenta il governatore della Regione – Mentre dal ministero dei Trasporti non è arrivata neanche una riga per rispondere alle nostre richieste. Oltre all’incompetenza, si tratta di maleducazione e mancanza di rispetto per le migliaia di persone intrappolate sulle autostrade. Scelte che distruggono la nostra economia e mettono a rischio la salute e la vita delle persone". In allarme anche i sindacati che chiedono al Prefetto l’immediata apertura di un tavolo per affrontare la crisi.