Giovedì 18 Aprile 2024

Caos al confine, spariscono i bambini

Molti arrivano da soli dopo essere stati messi sui treni dai genitori disperati. Le Ong denunciano un traffico di esseri umani

Migration

di Alberto Pieri

Caos al confine, dove la speranza di salvezza rischia di trasformarsi in un incubo. Degli oltre due milioni e mezzo di profughi ucraini che hanno attraversato la frontiera in fuga dalle bombe di Putin la metà sono bambini scappati con le mamme, le zie, le nonne. Ma c’è anche chi è arrivato da solo nella confusione dei ricoveri improvvisati, mandato da genitori disperati e impossibilitati a muoversi verso fortunosi e a volte improbabili appuntamenti con parenti o amici nei Paesi vicini. Per quei bambini, nessuno sa quanti, si potrebbe spalancare un altro inferno: quello della tratta di esseri umani.

Le ong e le organizzazioni umanitarie impegnate nell’accoglienza dei profughi denunciano la scomparsa di minori, casi di traffico illegale, estorsione e sfruttamento anche ai danni di molte donne. "Li trovi che vagano da soli nella stazione, disorientati e, nei casi peggiori, scompaiono. Questo sfortunatamente non è un caso ipotetico, è già successo", racconta al Guardian Karolina Wierzbiska, coordinatrice della ong per i diritti umani polacca Homo Faber che lavora in tutti e quattro i valichi di frontiera con la Polonia e ha istituito una linea di assistenza 24 ore su 24. "Stiamo anche già ricevendo racconti di casi di traffico di esseri umani, donne cui viene offerto lavoro in Polonia ma poi scoprono che il posto di lavoro è illegale, il datore di lavoro le maltratta o rifiuta di pagare il salario. Ci sono casi di estorsione di documenti personali o denaro".

La trappola si nasconde tra la folla, per di più uomini, che aspettano i profughi stremati offrendo passaggi verso destinazioni in tutta Europa. Di fronte al fiume di persone che abbandonano l’Ucraina è saltato anche il sistema delle Nazioni Unite che di solito registrano i rifugiati al confine e identificano le persone vulnerabili come i bambini non accompagnati, denuncia Joe English, portavoce di Unicef. "C’era un uomo, voleva solo una donna e i suoi quattro figli. Gli ho detto di andare via", ha raccontato al Guardian Sergej Savin, direttore di un campo profughi al confine slovacco. I bambini "corrono dei rischi enormi perché lungo tutto questo tragitto sono esposti a pericoli, a violenze, al traffico d’organi, ad essere ridotti in schiavitù o portati chissà dove", denuncia già da giorni Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.