Giovedì 25 Aprile 2024

Cannabis light, Salvini: "Ispezioni? C'è sentenza". Vasco contro l'alt della Cassazione

Il leghista torna sulla decisione della Cassazione: "C'è una sentenza e le sentenze si rispettano". Il rocker di Zocca: "La marijuana non è da inserire tra le sostanze stupefacenti"

Matteo Salvini (Ansa)

Matteo Salvini (Ansa)

Milano, 31 maggio 2019 - Il giorno dopo la decisione della Cassazione di considerare reato la vendita di prodotti derivati dalla cannabis light, sull'argomento è tornato a parlare Matteo Salvini, ministro dell'Interno. "C'è una sentenza, e le sentenze di solito si rispettano", ha detto il vicepremier rispondendo a una domanda di chi chiedeva se ora scatteranno le perquisizioni per gli shop che vendono i derivati della canapa. "Ero e resto convinto che la droga fa male", ha concluso il leader della Lega. Cannabis light, sequestri nei negozi a Reggio Emilia dopo la stop della Cassazione VASCO: "E' UNA VERGOGNA" - Sul tema ha detto la sua anche Vasco Rossi, impegnato nella presentazione del tour di sei date, che scatterà domani, allo stadio San Siro. "E' una vergogna, sapete come la penso: con la cannabis non è mai morto nessuno", ha detto esplicitamente il rocker di Zocca. "Altre sostanze più pesanti sono assolutamente da vietare - ha continuato Vasco -, ma di marijuana non è mai morto nessuno". BUSSETTI: "CONTENTO DELLA SENTENZA" - Tra le reazioni del 'giorno dopo', c'è anche quella di Marco Bussetti, ministro dell'Istruzione. "Sono contento di questa sentenza e sono contrario all'uso delle droghe, quindi anche alla commercializzazione", ha puntualizzato il ministro a margine di un'iniziativa per sensibilizzare i giovani ai danni del fumo di sigaretta, all'ospedale Fatebenefratelli di Milano. LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE - La decisione delle sezioni unite della suprema Corte è relativa all'accoglimento del ricorso del pm di Ancona contro l'ordinanza con la quale era stato revocato il sequestro di prodotti derivati dalla cannabis light a un commerciante. Con la loro informazione provvisoria, alla quale nelle prossime settimane dovrà seguire il deposito della sentenza con le motivazioni, i giudici hanno puntualizzato che la legge del 2016 "qualifica come lecita unicamente l'attività di coltivazione di canapa delle varietà iscritte nel catalogo comune delle specie di piante agricole, che elenca tassativamente i derivati dalla predetta coltivazione che possono essere commercializzati". La commercializzazione di cannabis sativa light non rientrerebbe così nell'ambito di applicazione della legge 242 del 2016, sulla promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. "Integrano il reato previsto dal Testo unico sulle droghe (articolo 73, commi 1 e 4, dpr 309/1990) le condotte di cessione, vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della 'Cannabis sativa L', salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante", hanno specificato ancora i giudici della Cassazione.