"Cannabis liberalizzata Guai solo per gli spacciatori"

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Sempre dai Radicali, sostenuti da +Europa e Sinistra italiana, arriva il quesito sulla liberalizzazione della cannabis, reato che viene depenalizzato, nelle intenzioni dei promotori, sempre che la sostanza non sia destinata allo spaccio. Promosso da Associazione Coscioni, Radicali e Meglio legale, il quesito cancella, abrogando intere parti del Testo unico sulle droghe del 1990, il reato di coltivazione della cannabis e di conseguenza sopprime le pene detentive, da due a sei anni, ed elimina anche il ritiro della patente, ma solo per chi coltiva le pianticelle.

CHE COSA PUÒ CAMBIARE

Se la Corte dovesse accettare i tre punti oggetto di referendum la conseguenza sarebbe quella che non ci saranno pene per chi coltiva la cannabis, mentre tutti gli spacciatori saranno sempre perseguibili. Questo referendum ha già segnato un vero primato: è il primo che, sulle 600mila firme presentate in Corte di cassazione, ne ha ottenute 500mila tramite firma digitale o Spid, meccanismo introdotto a luglio per facilitare la campagna referendaria, dal deputato di + Europa Riccardo Magi

(sull’eutanasia le firme digitali sono state, invece, 400mila su un totale 1,2 milioni).

I PARTITI SI SCHIERANO

Il referendum è appoggiato, oltre che dai Radicali, +Europa e da Sinistra italiana, anche da pezzi di M5s (la deputata Caterina Licatini la più attiva) mentre è osteggiato dal centrodestra, che lo vede come un modo surrettizio per introdurre la "cultura della morte" via droga, come hanno dichiarato Salvini e Meloni. I centristi – da FI a Iv – non si sono espressi, il Pd è diviso tra una piccola corrente favorevole alla liberalizzazione (Giovani turchi e Sinistra dem) e la maggioranza che, di fatto, è contraria (riformisti, liberal, ecc.).

e.m.c.