Campobello di Mazara, imbarazzo e poche parole intorno al covo di Messina Denaro ("lui")

Viaggio nella città di 13mila abitanti su cui si concentrano ora gli occhi di tutto il mondo. Strade senza nome, fino a poco tempo fa, intitolate di recente a Pio La Torre, Ninni Cassarà e Piersanti Mattarella

Il benvenuto all'ingresso di Campobello di Mazara lo danno due ragazzi su uno scooter, rigorosamente senza casco, che trascinano come al guinzaglio un cavallo al trotto. Appena varcato il cartello che, come nel Far West, indica il numero di abitanti (dice 13mila, ma era così circa trent'anni fa, ora sono duemila in meno), si arriva al piazzale del cimitero, intitolato a don Pino Puglisi. Bisogna infatti esplorare un po' le periferie per respirare aria di antimafia. Nella parte opposta del paese c'è un murale di Peppino Impastato, le vie sono intitolate a Pio La Torre, Ninni Cassarà, Piersanti Mattarella, ma prima si chiamavano "via 5", "via 10" e simili.

La toponomastica di Campobello è così, e pure per trovare la viuzza su cui si concentrano ora gli occhi di tutto il mondo, quella del covo di Matteo Messina Denaro, bisogna fare uno sforzo in più, tra stradari e navigatori satellitari, oppure c'è da affidarsi alla fortuna e seguire la scia di vigili, giornalisti e telecamere. Perché alla domanda "dov'è vico San Vito?" si può rispondere "in via Cb 31". Cb sta per Campobello. Fino all'anno scorso, spiegano pazientemente, nonostante la comprensibile stanchezza, i vigili urbani, alcune strade del paese non avevano nome ma solo sigle e numeri. Simbolico che il covo del superboss, un appartamento in una normalissima palazzina a due piani, intestato proprio all'Andrea Bonafede di cui MDM ha preso in prestito il nome, di trovasse lì, in una delle strade senza nome.

Strada senza nome (anche se San Vito è il patrono di Campobello), palazzina anonima, eppure lì dentro l'ormai ex latitante non ha rinunciato alla bella vita, almeno negli ultimi sei mesi: beni di lusso, vestiti, persino Viagra e preservativi. Eppure in paese molti sembrano non saperne nulla, o così dicono. Un anziano, coppola in testa, che passeggia davanti al vicolo è incuriosito dalla calca di carabinieri - che bloccano fisicamente l'accesso - e telecamere. Era qui il covo, ha sentito? "Ah sì sì ". E aggiunge pragmatico: "Avrà già trovato un erede". Il soggetto è sottinteso, anche in altre conversazioni emerge al massimo un "lui". Tanto è chiaro di chi si parla. E il medico Tumbarello, lo conosce? "Sì certo, ha lo studio davanti alla chiesa di San Giovanni". Studio chiusissimo, per la cronaca. Tumbarello scriveva le ricette per il boss, ha sentito? Qui è inutile virgolettare: la risposta sintetica è articolata in un siciliano non verbale, una smorfia muta che suona come "boh, mi pare strano, e io comunque non lo so".

Nei bar - non quelli lì vicino al covo: sono chiusi - è tutto un non detto. La barista giovane sul corso principale quasi si dilegua dal bancone dopo aver servito il caffè, per evitare troppe discussioni. Tra i giovani effettivamente c'è imbarazzo. Voglia di parlare non ce n'è tanta, anche la frase "comunque è una notizia importante" sembra pronunciata con un tono neutro, come se si preferisse parlare d'altro. Per esempio di calcio, quello sì. L'assetto tecnico dell'Inter ha più successo dell'arresto di Messina Denaro... Lo conferma uno dei pochi che parla in maniera chiara, l'edicolante di via Umberto, a pochi metri dallo studio di Tumbarello.

Sul balcone campeggiano decine di copie invendute di un giornale locale con in prima pagina il fotone dell'arresto di MDM. Nel retro un'altra pila di giornali è ancora confezionata nel cellophane. "In una mattinata avrò venduto trenta copie, quando in questi casi se ne vendono almeno 300. La gente sembra non volerne sapere. Una addirittura è venuto e quasi non voleva farsi vedere fuori con il giornale in mano. Eppure io sono sicuro di aver visto qualche volta anche qui un signore col cappotto di montone. Era sicuramente lui. Quanti vestono così? Tutti sapevano che era qui, inutile far finta di niente". "Lui", anche in questo caso.

 Una cella di 10 metri quadrati. La sua giornata nel supercarcere