Venerdì 19 Aprile 2024

Camorra, le mani del clan Moccia su 14 ristoranti del centro di Roma

I camorristi gestivano diverse attività commerciali in zone come Pantheon, via Coronari, Trastevere, Fontana di Trevi, Castel San'Angelo, Quirinale e piazza Navona

I ristoranti del centro di Roma in mano alla camorra (Dire)

I ristoranti del centro di Roma in mano alla camorra (Dire)

Roma, 29 settembre 2020 - La camorra aveva messo le mani su 14 ristoranti del centro di Roma, è quanto risulta dall'indagine dei carabinieri che ha portato all'arresto di 13 persone (di cui 8 in carcere e 5 ai domiciliari) a vario titolo: per estorsione, intestazione fittizia di beni, aggravati dal metodo mafioso, e esercizio abusivo del credito. Sequestrati beni per 4 milioni di euro.

I clan erano arrivati a gestire varie attività commerciali nella capitale, e molti  interessi economici dei camorristi erano concentrati proprio sui ristoranti del centro. In mantette anche Angelo e Luigi Moccia, ritenuti i capi dell'omonimo clan camorristico. 

Le indagini sono partite nel 2017, subito dopo la scarcerazione di Angelo Moccia. Gli investigatori, sulle tracce del clan, avrebbero accertato la gestione dei locali della camorra attraverso dei prestanome a Roma. Gli investimenti servivano per riciclare i capitali illeciti, oltre ai ristoranti, il clan investiva in immobili e macchine di lusso, sempre intestate ad altri soggetti.

Non sono mancati anche episodi di estorsioni di denaro con metodi mafiosi a chi non rispettava le regole, si apprende dall'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma su richiesta della Dda.

Sequestrati 14 ristoranti

Sono ben quattordici i ristoranti sequestrati questa mattina dai carabinieri di Roma. Sono tutti esercizi commerciali nel cuore della Capitale, la cui gestione è riconducibile al clan camorristico dei Moccia. I ristoranti sono: nella zona di Pantheon, via Coronari, Trastevere, Fontana di Trevi, Castel San'Angelo, Quirinale e piazza Navona.

Estorsioni fino a 300 mila euro

L'operazione di oggi è il risultato dell'indagine condotta tra il gennaio e l'ottobre del 2018 che ha permesso di accertare capitali illeciti nel campo della ristorazione romana immessi dal clan camorristico attivo nella zona di Afragola. Inoltre gli uomini del clan avrebbero imposto estorsioni fino a 300 mila euro ai danni di imprenditori che avevano ottenuto dal Tribunale di Roma la gestione di quattro locali sequestrati per evasione fiscale nei confronti di un noto manager romano vicino al capoclan Angelo Moccia.

La mappa della camorra a Roma

La Dia, nella sua relazione semestrale, l'ha definita un "unicum nel panorama nazionale", una sorta di "laboratorio criminale" nel quale le "mafie tradizionali" convivono ed interagiscono con associazioni criminali autoctone di Roma e provincia.

La camorra nella capitale c'è dai primi anni '90. Nel rione Esquilino è presente il clan Giuliano, originario del rione napoletano di Forcella. Più a sud, nel quartiere Ostiense, si segnala il clan Zaza, storicamente legato ai Mazzarella.

I Contini sono in varie zone del centro storico e, tramite prestanome, effettuano ingenti investimenti nel settore della ristorazione. Nel quartiere di Tor Bella Monaca sono presenti i membri del clan Moccia (i 13 arresti di oggi). Il clan si avvale dei consolidati rapporti con la famiglia Nastasi.

Inoltre il clan Senese, legato ai Moccia, ha esteso negli anni alle infiltrazioni nei settori imprenditoriali: "Pur mantenendo forti legami con gli ambienti camorristici di provenienza, di cui rappresentavano il punto di riferimento su Roma, avrebbe realizzato un proprio agglomerato criminale romano autonomo, capace di aggregare sia soggetti di origine campana stabilitisi nella capitale che pericolosi criminali locali". 

Dalle indagini sono emersi anche due gruppi criminali di tipo mafioso federati con i Senese e operanti nell'area sud di Roma. Influenze della camorra anche nell'area compresa tra la metropoli ed il litorale romano, cioè nell'area di Acilia e circondario. 

La Dia nel suo rapporto conclude: in generale la tendenza è quella di "un progressivo allargamento del ricorso al 'metodo mafioso'". E tutti i gruppi sono indirizzati verso una progressiva riduzione delle componenti violente e militari, in favore di infiltrazioni silenti del territorio. Anche se "più di recente si è evidenziata una sorta di 'nuova tendenza alla violenza', riconducibile a soggetti criminali emergenti nell'ambito della gestione delle piazze di spaccio, il cui approvvigionamento resta tendenzialmente appannaggio di camorra, 'ndrangheta e, in misura minore di Cosa nostra con gruppi di criminalità straniera, in particolare albanesi".