Venerdì 19 Aprile 2024

Calisto Tanzi: chi era il 'Gran Lattaio'. Intuizioni, successi e fallimenti

L'idea del latte nei cartoni copiata dopo un viaggio a Stoccolma. L'amicizia con Ciriaco De Mita e gli errori strategici. Fino all'arresto

Parma, 1 gennaio 2022 - All’epoca dello sprofondo della Parmalat lo ribattezzarono il Gran Lattaio, definizione che diceva molto del personaggio, dalla formazione familistico-artigianale della partenza al successo imprenditoriale, non esente da tentazioni di 'grandeur'. Provincia di Parma. La 'Calisto Tanzi&Figli' è una fabbrichetta che a Collecchio produce e commercia salumi. Alla morte del fondatore, subentrano i figli, Melchiorre e Luigi. Melchiorre ha tre figli: Calisto, Giovanni e Annamaria.

Morto Calisto Tanzi, fondatore di Parmalat: dall'ascesa al crac

Calisto junior, nato il 17 novembre 1938, prende la scena alla scomparsa del padre, nel 1960. Due anni dopo, apre un’azienda per confezionare e vendere il latte: la Dietalat. Ha con sé un ragioniere, Gianni Rabaglia, e una ventina fra operai e impiegati. In un negozio di Stoccolma vede il latte venduto nelle nuove confezioni Tetrapak. I cartoni al posto delle bottiglie di vetro. Nel 1966 sono pronti gli impianti per il latte a lunga conservazione secondo il procedimento Uht. La Dietalat si trasforma in Parmalat.

 

Dopo il latte, arrivano le produzioni di panna, yogurt, burro, i succhi di frutta, le passate di pomodoro. Dal 1975 all’86 il fatturato s’impenna fino a 920 miliardi di vecchie lire. Lo sport è uno degli scenari del grande spettacolo, con il marchio Parmalat associato ai campioni dello sci e ai bolidi di Formula Uno. L’uomo di Collecchio ha preso il volo, ma i piedi rimangono ben piantati nel buon senso che gli suggerisce la necessità di alti appoggi. Democristiano da sempre e cattolico praticante, li trova nello Scudocrociato e in particolare nell’amicizia con Ciriaco De Mita. Tanzi lo fa viaggiare su mezzi di sua proprietà e si spinge fino ad aprire uno stabilimento a Nusco, paese natale del politico.

Il figlio di Melchiorre Tanzi non si accontenta dell’Olimpo su cui è assiso. Commette errori strategici. Nel 1984 si risolve in un fallimento il tentato sbarco, con le merendine e i biscotti, nel settore dei prodotti da forno. Dall’acquisto di Odeon Tv scaturisce una montagna di debiti. A sfibrare l’azienda contribuiscono l’acquisizione del Parma Calcio (vivrà stagioni frizzanti grazie alle risorse del patron, che affiderà la presidenza al figlio Stefano, memorabile la vittoria nella Coppa delle Coppe, a Wembley, nel 1993) e di alcuni tour operator (fusi nel gruppo Parmatour, gestito da Francesca, primogenita di Calisto).

Nel 1987 si è licenziato il ragionier Rabaglia. Il nuovo braccio destro di Tanzi è Fausto Tonna. L’annuncio del crac della Parmalat piomba il 17 dicembre del 2003. Tanzi ha cercato di tranquillizzare tutti mostrando l’estratto conto della sua Bonlat presso la Bank of America, da cui risulta una liquidità di 3,95 miliardi euro. Ma Bank of America comunica che a New York non esiste alcun conto Bonlat. Quello esibito è stato costruito manualmente e ripassato con la scanner. Una voragine di 14 miliardi di euro, 38mila risparmiatori truffati.

Dieci giorni dopo Calisto Tanzi viene arrestato a Milano. Il suo lungo inverno si trascina fra carcere, libertà, arresti domiciliari, detenzione ospedaliera. Otto anni e un mese la condanna definitiva nell’inchiesta per aggiotaggio partita da Milano. Diciassette anni e cinque mesi la pena sancita dalla Cassazione per bancarotta fraudolenta, il disastroso dissesto su cui ha indagato la procura di Parma.

Si spengono i riflettori, salvo sporadiche riaccensioni, come quando viene annunciato che andrà all’asta un tesoro d’arte. Tele di Monet, Van Gogh, Renoir, Cezanne, Manet, Picasso, Ligabue, Chagall, Signac, Boccioni, Magritte, Kandinsky. Sculture, mobili, stampe, candelabri, vasi. Spariti dalla villa di Tanzi e ritrovati dalla Finanza nelle soffitte e nelle cantine di tre appartamenti di parenti e amici del Gran Lattaio.