Promesse al vento. Cifre alla mano, Carlo Calenda demolisce il piano di vaccinazione che definisce "velleitario", boccia il governo sul Recovery plan ("una lista di buone intenzioni") né le manda a dire sulla riapertura delle scuole dopo l’Epifania: "La didattica in presenza è possibile solo se gli ingressi sono scaglionati. Non mi pare che gli insegnanti abbiano accettato ovunque questo principio". In uno scenario "disastroso" per il Paese, il leader di Azione riprova a suonare la campana dell’ultimo giro lanciando un appello a tutti i leader: "Mettetevi a sedere attorno a un tavolo e date vita a un governo di pacificazione nazionale".
Onorevole Calenda, il ministro Speranza ha promesso 13 milioni di vaccinati entro marzo. Un traguardo raggiungibile, malgrado un avvio a rilento?
"Assolutamente no. Stiamo parlando di 26 milioni di dosi somministrate, che significa 300mila al giorno. Per questo lavoro, occorrono 18mila persone tra medici e infermieri".
Il governo ha stanziato risorse per l’assunzione di 3mila medici e 12mila infermieri.
"Al momento ne abbiamo 2850. E questo perché solo il 16 dicembre Arcuri ha fatto il bando per questi 15mila sanitari in più. Intanto bisogna vedere se si trovano, poi bisogna formarli. Ancora: bisogna individuare posti per le vaccinazioni, non bastano gli ospedali. E serve un sistema informatico adeguato per monitorare lo stato dell’arte. Di fronte a tutte queste carenze, ritengo il piano del governo velleitario".
Non si può rimediare?
"È difficile: le operazioni andavano fatte tre mesi fa. Dato per scontato il ritardo accumulato, è necessario intervenire per ’far parlare’ tra loro le piattaforme vaccinali che tutte le regioni hanno ma l’una scollegata dall’altra. E poi bisognerebbe verificare se possono essere utilizzati nelle vaccinazioni 40mila dottori di medicina generale, dotandoli naturalmente dei supporti necessari".
Realisticamente: quante persone potrebbero essere vaccinate entro i prossimi 90 giorni?
"Dipende da quando Astrazeneca darà un vaccino. Mi pare difficile avere più di 6-7milioni di vaccinati entro marzo".
A proposito di ritardi: Conte ha assicurato di accelerare sul Recovery plan.
"L’ultima bozza che ho visto è solo un’inutile lista di buone intenzioni".
Condivide le critiche di Renzi?
"Pure il piano di Iv resta superficiale. Prendiamo la Francia: il piano è pronto dal primo settembre, è un documento di 600 pagine dettagliate, misura per misura è stimato l’effetto e il costo. Ed è ciò che stiamo tentando di fare noi di Azione".
I fondi europei vanno spesi solo per progetti nuovi oppure devono servire anche a finanziare opere già approvate?
"È condivisibile una scelta prudenziale, visto l’indebitamento dell’Italia: il problema è che non ci spiegano cosa vogliono fare e come. L’ho scritto su Facebook: mi auguro che nel 2021 sparisca la retorica dal Paese. Parliamo di obbligo vaccinale e non sappiamo se potremo vaccinare chi lo vuole, discutiamo di come distribuire i fondi e non sappiamo ancora cosa farci".
Oggetto di contesa è pure la riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio. Vale la pena rischiare?
"Il problema non sono le aule, dove i contagi sono limitati, ma gli autobus. L’unico modo per riaprire in sicurezza, evitando la concentrazione sui mezzi pubblici, è far entrare alcuni studenti alle 8, altri alle 9 e altri ancora alle 10. Ad oggi, però, non tutti gli insegnanti hanno accettato questa soluzione. Purtroppo abbiamo passato l’estate a discutere dei banchi a rotelle senza fare un piano trasporti per la scuola. Quando è che tiriamo una linea e capiamo che non possiamo più permetterci le improvvisazioni di Arcuri, Azzolina e così via?".
Renzi ha innescato la miccia, ma non pensa che una crisi al buio sia dannosa?
"Certo. E ritengo altrettanto sbagliate elezioni ora. Per tirar via il paese dall’orlo del baratro, tutti i leader politici dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e dare vita a un governo di pacificazione nazionale, composto da manager pubblici e privati, che faccia un piano vaccinale degno di questo nome, definisca un Recovery plan serio e arrivi fino alle elezioni del capo dello Stato per poi tornare alle urne".
Un esecutivo presieduto da Draghi?
"Magari".