Calenda, la sorpresa: obiettivo 20 per cento

Buon successo delle liste centriste guidate dal leader di Azione. Bene i cadidati sindaci. Aut aut a Letta: "Noi mai con i grillinI"

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Sorpresa. Il centro c’è, o almeno c’è un centro: quello di Carlo Calenda. Semmai c’è stato un derby con Renzi, lo vince a mani basse. I segnali erano nell’aria già da tempo. I sondaggi registravano una crescita lenta, ma decisa della federazione Azione+ Europa. Stavolta però non si tratta di numeri ipotetici, ma di voti sonanti. Che raccontano che l’exploit di Roma - dove lo scorso anno la sua lista ha ottenuto il 19,8 per cento – non è stato un caso isolato, un incidente trascurabile. Magari sì, come dice qualcuno, ha avuto ’occhio’ nella scelta dei candidati alla carica di sindaco ma se, come diceva Agatha Christie – un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova – Palermo Fabrizio Ferrandelli , terzo incomodo tra Lagalla e Miceli – ha raccoltoquasi il 15% (la federazione poco meno). All’Aquila Americo Di Benedetto ha surclassato l’avversaria del Pd (la coalizione è attestata su un 17%) . Ma anche a Catanzaro, Antonello Talarico ha avuto un buon risultato. Se alla colonna in ascesa di Azione +Europa si affianca quella in discesa di M5s si capisce bene la portata del terremoto che i segnali inviati dall’elettorato sono destinati a produrre.

Certo, il partito di Calenda non riunisce la galassia centrista. Il progetto dell’ex ministro non coincide con quello di Renzi che vorrebbe scommettere tutto su Draghi. Ma il dato resta: un punto di attrazione centrista oramai esiste ed è probabile che sia destinato a crescere. Per il Pd si apre un dilemma: Benedetto della Vedova (+ Europa) sul punto è categorico. "Il campo largo non può partire dai 5stelle. Se la prospettiva del Nazareno resta questa, noi lavoriamo per un’area liberista ed europeista". Nettissimo Calenda, replica a Letta che insiste sulla necessità di un campo progressista per "fare argine" alle destre: "Enrico non è una proposta politica. Dopo una legislatura dove tutti si sono alleati con tutti e Salvini ha governato con il tuo alleato Conte, è davvero poco credibile". Dall’interno del Pd gli fa eco Andrea Marcucci: "I risultati parziali delle amministrative ci danno una prima indicazione chiara: il Pd per competere deve avviare un dialogo con Azione e Iv. Nelle città in cui si è misurato il campo largo, i risultati sembrano insufficienti".

Insomma la strada per Calenda è tracciata: "La nostra è una vasta area che vale fino al 20 % e va coltivata". Proseguire il cammino fin qui percorso mantenendo due opzioni aperte: l’alleanza con il Pd, se Letta deciderà di scaricare l’avvocato del popolo, o se a staccare sarà quest’ultimo. Oppure una corsa solitaria con l’ambizione di fare un nuovo bipolarismo con la presenza di un centro che nelle ipotesi più rosee potrebbe essere l’ago della bilancia. Per questo sembrerebbe necessario ricondurre a unità la diaspora centrista. Ma la scommessa di Calenda è diversa: se i leader non riescono a unificarsi, troppo occupati a contendersi la primogenitura lo faranno gli elettori convergendo sulla formazione più forte che al momento è la sua.

Antonella Coppari