Calenda e soci strada in salita dopo l’ok al Pd

Sofia

Ventura

Carlo Calenda, dopo l’accordo con il Pd, invitato a In Onda (La7), con una battuta ha raffigurato un aspetto che effettivamente contraddistingue la nostra politica: "quello che premia in Italia è rompere con tutti". Il gioco del rottamatore spesso funziona, perlomeno nel breve o medio periodo. Perché fornisce la possibilità di distinguersi in modo netto, specialmente in un contesto di scontento diffuso dove la richiesta di novità è forte. Il leader di Azione ha rivendicato, invece, la sua scelta di accordarsi, non di rompere. E da due giorni è impegnato a spiegare le sue ragioni. Il problema, però, è che la complessità dell’arrangiamento trovato per esserci, ma non troppo (in coalizione), rende davvero difficile attribuire una cifra distintiva ai liberali e ai loro leader. Molto più semplice è, invece ,la posizione di un altro liberal centrista, Matteo Renzi, non solo per la sua spiccata propensione per il protagonismo, ma anche e soprattutto perché potrà giocare tutto solo una partita da Davide contro i due Golia di destra e sinistra. In questa lunga estate calda di campagna possiamo sin d’ora immaginare che sarà uno dei protagonisti, con uno spazio sproporzionatamente più ampio rispetto al proprio peso. Azione e +Europa, invece, hanno non solo rinunciato a una posizione più chiara e distinta, ma hanno deluso una parte dei loro potenziali elettori che quella differenza richiedevano, dalla destra radicale, ma anche dal Pd. I social hanno

registrato questa delusione. Certo, soprattutto nelle bolle di quanti si occupano intensamente di politica. Ma è altamente ipotizzabile che quelle bolle siano piuttosto rappresentative dell’universo dei simpatizzanti delle piccole formazioni liberali. Calenda, Bonino e della Vedova avranno una campagna in salita e distinguersi dai tanti compagni di strada che in modo più o meno arzigogolato si sono scelti non sarà facile.