Calenda boccia la star sadomaso: via dalla lista

Elezioni amministrative a Como, il segretario di Azione blocca la candidatura di “Lady Demonique“. "Non ne sapevo niente"

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di Roberto Canali

La politica e il sesso, un rapporto a ostacoli. Pornostar che hanno tentato (e riuscito) la scalata al parlamento, ma anche donne con un rapporto libero con il corpo, alle quali una polemica non priva di imbarazzi ha stroncato sul nascere la carriera. A Como ci ha provato Doha Zaghi, 31 anni in arte Lady Demonique, pronta a svestire i panni di “mistress“ per un posto in consiglio comunale. A indurla ad abbandonare la frusta erano state le idee di Carlo Calenda e della sua Azione, che Doha, nata a Carpi ma da anni trasferitasi sul lago, aveva scelto nella sua declinazione locale "Agenda Como 2030", a supporto della candidata sindaco per il centrosinistra, Barbara Minghetti. Lo stesso Calenda, camminando sulle uova, ha affossato la candidatura con una veloce retromarcia via web. Zaghi si era presentata come "imprenditrice digitale e performer" e indossando un tailleur d’ordinanza Doha la scorsa settimana aveva incontrato, insieme agli altri candidati, il leader di Azione che era arrivato in visita a Como. Sembrava fatta e invece a mandare tutto all’aria è bastata la notizia dei video, per la verità molto semplici da trovare in rete, girati da Lady Demonique dove ben poco è lasciato all’immaginazione, spesso accompagnati da un linguaggio fin troppo diretto anche per molti scontri politici.

"La mia candidatura è un segnale per capire realmente se abbiamo le p.... di vivere senza pregiudizi, sessismo e avvicinarci a quell’Europa e a quell’America tanto ammirata, in caso contrario l’Italia sarà solo la provincia dell’Arabia Saudita", ha provato a difendersi la diretta interessata, che è anche iscritta all’Università dell’Insubria, al dipartimento di Diritto, Economia e Culture. La candidata sindaco Barbara Minghetti ha provato a difenderla fino all’ultimo: "Doha ha contribuito con serietà e ricchezza di proposte al nostro lavoro sul programma – ha cercato di spiegare a chi le chiedeva di escluderla –. Capisco il bisogno di colorare la campagna elettorale, ma sarebbe bello che nel 2022 ci concentrassimo su cose serie". Solidarietà in un primo momento è arrivata dalla lista Agenda Como che dopo averla candidata, nonostante molti sapessero del suo lavoro, ha sostenuto che "le scelte delle persone nella loro vita privata appartengono a un’altra sfera rispetto all’esercizio costituzionale dei diritti politici. Questo significa essere liberali". Tutto finché, una volta scoppiato il caso sui siti nazionali, sulla questione non ha deciso di pronunciarsi il leader di Azione, Carlo Calenda, che prima con un tweet e poi con una decisione della segreteria del movimento politico, ha deciso di escluderla dall’agone delle amministrative. "Ragazzi, scherzi a parte, come ovvio non conoscevo i trascorsi della signora in questione – la posizione del leader di Azione –. Se si trattasse di fatti privati nulla quaestio, ma direi che non ci sono i presupposti perché sia una nostra candidata". Dichiarazioni con cui l’ex ministro dello Sviluppo economico ha pensato di archiviare il caso.

La reazione della diretta interessata, però, non si è fatta attendere. "Accetto di non esser più candidata, ne prendo atto, consapevole che l’Italia è un paese dove c’è ancora la discriminazione – attacca –. Essere una dominatrice non esclude avere dell’interesse politico. Mi ritengo di centrosinistra ma so guardare anche a destra".