Caldo anomalo, nuovi insetti e parassiti minacciano le colture. E l’acqua scarseggia

Zanzare a gennaio, mimose fiorite, pioppi e platani non perdono le foglie. La siccità preoccupa gli agricoltori, servono risorse e programmazione. Giardina (Coldiretti): "Ormai in Sicilia crescono mango e papaya"

Firenze, 4 gennaio 2023 - "Ma quale clima impazzito? Smettiamola di ragionare nell’ottica dell’emergenza. Il cambiamento climatico è un processo strutturale, se non ci mettiamo di buona lena per cercare di risolvere il problema, ogni anno saremo costretti a fare la conta dei danni". Non usa giri di parole Francesco Giardina, responsabile per il biologico di Coldiretti. Che ricorda il dato reso noto alcune settimane fa proprio dall’associazione di rappresentanza dell’agricoltura, secondo cui la temperatura dei primi undici mesi dell’anno appena concluso è stata più alta di 1,06 gradi rispetto alla media. "Ormai sono arrivate nel nostro Paese colture impensabili soltanto poche decine di anni fa", dice Giardina. "In Sicilia, ad esempio, si sono avviate coltivazioni di mango e papaya. Piante tropicali che trovano nell’area del Mediterraneo una situazione climatica favorevole".

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Ulivi a rischio
Ulivi a rischio

L’altro grande tema che mette in allarme è quello dell’acqua: "Ci troviamo davanti a una situazione di forte stress idrico. In difficoltà sono in particolare le risaie del Nord Italia, che necessitano di grandi quantità d’acqua. Ma il problema riguarda un po’ tutte le coltivazioni. E si risolve soltanto con pianificazione e investimenti: bisogna costruire tanti piccoli bacini, limitando al minimo la cementificazione. Solo così si riuscirà a trattenere e utilizzare in maniera più efficace l’acqua piovana". A preoccupare Coldiretti c’è anche l’arrivo di insetti e parassiti che fino a oggi non si erano mai visti. "Un problema – conclude Giardina – che aggiunge altri danni all’agricoltura, dall’olivo alle piante da frutto".

Preoccupato è anche il georgofilo Francesco Ferrini, professore dell’Università degli studi di Firenze. "Non sono d’accordo con chi dice che il clima è impazzito", spiega. "Il fatto è che ci troviamo davanti a cambiamenti climatici che avvengono con una velocità molto superiore rispetto al previsto. E se è inusuale vedere le mimose già quasi ‘pronte’ a inizio gennaio, a far paura è anche il fatto di trovare già fiorite alcune specie che dovrebbero invece esserlo in estate, oppure vedere pioppi, olmi, platani e alcuni tipi di querce ancora con le foglie verdi sulla chioma". Nel futuro, secondo Ferrini, bisognerà rivedere alcune coltivazioni, scegliendo piante più adatte al nuovo clima: "Penso ad alcuni tipi di mela coltivati in Romagna. Si dovranno selezionare quelle varietà che presentano un fabbisogno di freddo minore: le piante da frutto hanno infatti bisogno di un certo numero di ore sotto i 7 gradi per completare il loro ciclo. Con questo trend sarà sempre più difficile garantire le 300 o 500 ore di freddo necessarie ad alcune varietà per completare il ciclo di differenziazione".

E poi c’è il rischio gelate: di questo passo i primi boccioli arriveranno presto e se poi le temperature dovessero scendere improvvisamente il pericolo è che intere coltivazioni vengano "bruciate". Un clima così cambiato che nelle scorse settimane all’interno del vivaio pistoiese Mati 1909 i titolari hanno provato a piantare un avocado. "Dieci anni fa sarebbe stato uno scherzo fare una cosa del genere – spiega Francesco Mati –, ma adesso ci sono le possibilità che quell’albero cresca e apra a nuove coltivazioni sul territorio. È un esperimento e non è detto che riesca, ma era opportuno fare un tentativo e verificare come le piante subtropicali si comportano a queste latitudini. Quella pianta ha già quattro anni: i frutti se ci saranno si vedranno fra 12 mesi".