Martedì 16 Aprile 2024

Calcio giovanile choc "Io, malato di Sla, massacrato di botte da un papà-tifoso"

Il dirigente sportivo Turchi aggredito durante una partita under 17 "Viene voglia di abbandonare tutto, è assurdo rischiare la vita così". Voleva calmare il genitore agitato: trauma cranico ed escoriazioni.

Calcio giovanile choc  "Io, malato di Sla,  massacrato di botte  da un papà-tifoso"

Calcio giovanile choc "Io, malato di Sla, massacrato di botte da un papà-tifoso"

di Giuseppe Poli

La partita dal suo posto di osservazione, nella zona riservata ai disabili, poi la vile aggressione, e l’ospedale dove è rimasto fino a ieri mattina: la storia di Stefano Turchi fa il giro d’Italia, tutti gli ex compagni lo chiamano per sapere come sta e per tentare di capire ciò che non si può spiegare: la rabbia cieca di cui è stato vittima l’ex calciatore malato di Sla.

Stefano Turchi, è assurdo quello che è successo, come sta?

"Benino, dai, moralmente a pezzi, però. Fisicamente ho ancora qualche acciacco, quindi direi abbastanza bene, ma tra virgolette. Invece sono moralmente dispiaciuto, tanto anche".

È vero che ha pensato di smettere?

"Sì, ho pensato di farmi indietro, nonostante tutta la mia vita sia stata dedicata al calcio, anche se sarebbe una sconfitta per me, sia come uomo, sia come sportivo e anche come portatore di handicap. Ma se devo rischiare la vita andando a seguire una partita di calcio, allora non ne vale la pena".

Ma cos’è accaduto esattamente?

"Sono stato aggredito mentre guardavo la partita dopo aver tentato di calmare il padre di un giocatore avversario. Nella mia zona, quella dedicata ai portatori di handicap".

Ma non è intervenuto nessuno in suo aiuto?

"Sì, per fortuna, però ormai mi aveva già aggredito. E per fortuna sono arrivati, perché io non potendo difendermi, le prendevo e basta. Ma ne usciamo sconfitti tutti, da questa cosa, c’è troppa esasperazione".

Le era mai capitato di vivere o assistere a un episodio simile in vita sua?

"Di assistervi sì, perché capita su campi di vedere queste cose, anche se io sto sempre in disparte. Ma di restare coinvolto è la prima volta".

Ma lei è in sedia a rotelle, com’è possibile anche solo pensare di aggredirla?

"Assisto alla partita aggrappato alla rete e appoggiato alla macchina, la sedia era in auto, ma mi muovo esclusivamente in sedia a rotelle, ero nel mio posto destinato ai disabili. Non so che altro dire".

Le partite di calcio giovanile sono sempre più spesso teatro di episodi del genere: perché?

"Non mi so dare una risposta, lavoriamo tanto con gli allenatori, c’è un’esasperazione totale delle aspettative, se il figlio va male è sempre colpa di qualcuno, l’esasperazione parte tutta da lì".

Anche da Ancona tanti commenti per lei, soprattutto sui social.

"Ho ricevuto una solidarietà immensa da tutte le società della Lombardia, delle Marche, della Toscana, ho sentito davvero una bella vicinanza e mi fa piacere".

Anche da parte dei suoi ex compagni dell’Ancona ’92?

"Gadda mi ha telefonato ma ancora ero in ospedale, non ho potuto rispondere, fa parte della lista di quelli che devo richiamare, come Nista e altri. Con De Angelis invece sono riuscito a parlare".

Lei era stato ad Ancona in occasione della recente festa per i 30 anni della prima promozione. Che ricordo ha di Ancona?

"Ad Ancona ho trascorso gli anni più belli della mia carriera di calciatore".