Cristiano Lucarelli, papà di Mattia

Milano 22 gennaio 2023 - "Il secondo uomo mi ha accompagnato a casa quella mattina e durante il viaggio mi ha detto che era stato divertente e che gli sarebbe piaciuto farlo di nuovo, chiamandomi per nome. Ma io non ricordo i loro nomi". Così ha fatto mettere a verbale lo scorso 2 giugno Caroline, nome di fantasia, la studentessa americana di 23 anni presunta vittima di uno stupro di gruppo per il quale sono finiti agli arresti domiciliari i coetanei Mattia Lucarelli e Federico Apolloni, entrambi calciatori del Livorno nella serie D Toscana. Il primo è figlio d’arte, di Cristiano Lucarelli, ex attaccante della stessa squadra, che su Instagram difende il figlio. Sarebbe stato lui, tra i cinque ragazzi (gli altri tre indagati a piede libero), a riaccompagnare a casa la giovane sulla sua Ford Puma nera e a pronunciare le parole riferite dalla studentessa. L’ultimo atto della notte da incubo risalente al 27 marzo 2022. L’inchiesta è partita proprio dalla targa di quell’auto ripresa dalla telecamera del condominio della ragazza. La stessa macchina è stata poi trovata parcheggiata dagli investigatori vicino allo stadio della squadra Pro Sesto (dove Lucarelli giocava “in prestito“). Quella serata è inziata in un locale di via Piero della Francesca a Milano. Poco prima dell’alba la ragazza è salita (ubriaca, come ha specificato anche a verbale) sull’auto di quei cinque sconosciuti perché aveva bisogno di un passaggio a casa. "Io volevo andare a casa – ha detto al pm lo scorso 2 novembre – non mi sono resa conto che mi stavano portando in un posto diverso". Una versione che troverebbe riscontro nei 5 video salvati nei cellulari dei ragazzi, acquisiti nel corso delle indagini portate avanti dagli agenti della Squadra Mobile coordinati dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo e guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Stefano Veronese. Agli atti si legge che la perquisizione è avvenuta il 23 settembre 2022. Nel primo video, i ragazzi sono all’esterno del locale. A un certo punto Apolloni chiede alla vittima cosa voglia e lei risponde: "To go home", andare a casa. Gli altri riprendono il tragitto in auto fino all’abitazione di Lucarelli. I ragazzi parlano esplicitamente di atti sessuali che vorrebbero mettere in pratica approfittando della vittima. In italiano, lingua che la ragazza non capisce ("Stop talking in italian", basta parlare in italiano, li esorta). In auto, la ragazza pronuncia il suo indirizzo, come a domandare se fossero arrivati. E aggiunge "so che non sono a casa", sempre in inglese. Poi l’arrivo all’ingresso della palazzina, con lei che barcolla. Infine le riprese in salotto, con un cellulare nascosto dietro la sua borsa mentre la giovane si trova in balìa del branco ("Se questa chiama la polizia ci inc... tutti"). In più occasioni si sente dire da Caroline che deve tornare a casa. Cerca il proprio telefono, la borsa e le scarpe. Ma Apolloni, presumibilmente per impedire che lei esca, esorta l’amico: "Leva le chiavi, mettile via...", dalla serratura della porta. Lucarelli però risponde: "No, fra... se vuole andare, falla andare". Ma l’incubo ricomincia. Due giorni dopo Caroline denuncerà l’accaduto facendo scattare le indagini. La coinquilina della ragazza riferirà agli inquirenti il racconto di lei, una volta rientrata: "Mi ha detto che lei aveva riferito ai ragazzi che forse era meglio se tornava a casa. Loro avrebbero risposto: “Ma noi siamo carini con te, siamo gentili“". Papà Cristiano ieri è tornato a difendere il figlio in un secondo video su Instagram, attaccando media e “odiatori“: "Quei video li abbiamo consegnati spontaneamente alla polizia perché ci sono elementi di innocenza e non di colpevolezza. E oltretutto non c’è nessuna scena di sesso. È normale che l’impianto accusatorio “sbobini“ a seconda degli elementi che devono rafforzare l’accusa. Abbiamo protocollato 1.900 messaggi (di "leoni da tastiera", ndr) che presto consegneremo alla polizia postale". Intanto è previsto per martedì l’interrogatorio di garanzia per i due ragazzi ora ai domiciliari. Ai magistrati dovranno spiegare la loro versione di una vicenda che nel provvedimento firmato dal gip Sara Cipolla contiene tutta la ricostruzione di quella notte.

Cronaca

Milano 22 gennaio 2023 -&nbsp;"Il secondo uomo mi ha accompagnato a casa quella mattina e durante il viaggio mi ha detto che era stato divertente e che gli sarebbe piaciuto farlo di nuovo, chiamandomi per nome. Ma io non ricordo i loro nomi". Così ha fatto mettere a verbale lo scorso 2 giugno Caroline, nome di fantasia, la studentessa americana di 23 anni presunta vittima di uno stupro di gruppo per il quale sono finiti agli arresti domiciliari i coetanei <a href="https://www.quotidiano.net/cronaca/lucarelli-figlio-stupro-1.8469691">Mattia Lucarelli e Federico Apolloni</a>, entrambi calciatori del Livorno nella serie D Toscana. Il primo è figlio d’arte, di Cristiano Lucarelli, ex attaccante della stessa squadra, che su Instagram difende il figlio. 
Sarebbe stato lui, tra i cinque ragazzi (gli altri tre indagati a piede libero), a riaccompagnare a casa la giovane sulla sua Ford Puma nera e a pronunciare le parole riferite dalla studentessa. L’ultimo atto della notte da incubo risalente al 27 marzo 2022. L’inchiesta è partita proprio dalla targa di quell’auto ripresa dalla telecamera del condominio della ragazza. La stessa macchina è stata poi trovata parcheggiata dagli investigatori vicino allo stadio della squadra Pro Sesto (dove Lucarelli giocava “in prestito“). 
Quella serata è inziata in un locale di via Piero della Francesca a Milano. Poco prima dell’alba la ragazza è salita (ubriaca, come ha specificato anche a verbale) sull’auto di quei cinque sconosciuti perché aveva bisogno di un passaggio a casa. "Io volevo andare a casa – ha detto al pm lo scorso 2 novembre – non mi sono resa conto che mi stavano portando in un posto diverso". Una versione che troverebbe riscontro nei 5 video salvati nei cellulari dei ragazzi, acquisiti nel corso delle indagini portate avanti dagli agenti della Squadra Mobile coordinati dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Alessia Menegazzo e guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Stefano Veronese. Agli atti si legge che la perquisizione è avvenuta il 23 settembre 2022. Nel primo video, i ragazzi sono all’esterno del locale. A un certo punto Apolloni chiede alla vittima cosa voglia e lei risponde: "To go home", andare a casa. Gli altri riprendono il tragitto in auto fino all’abitazione di Lucarelli. I ragazzi parlano esplicitamente di atti sessuali che vorrebbero mettere in pratica approfittando della vittima. In italiano, lingua che la ragazza non capisce ("Stop talking in italian", basta parlare in italiano, li esorta). In auto, la ragazza pronuncia il suo indirizzo, come a domandare se fossero arrivati. E aggiunge "so che non sono a casa", sempre in inglese. Poi l’arrivo all’ingresso della palazzina, con lei che barcolla. Infine le riprese in salotto, con un cellulare nascosto dietro la sua borsa mentre la giovane si trova in balìa del branco ("Se questa chiama la polizia ci inc... tutti"). In più occasioni si sente dire da Caroline che deve tornare a casa. Cerca il proprio telefono, la borsa e le scarpe. Ma Apolloni, presumibilmente per impedire che lei esca, esorta l’amico: "Leva le chiavi, mettile via...", dalla serratura della porta. Lucarelli però risponde: "No, fra... se vuole andare, falla andare". Ma l’incubo ricomincia. 
Due giorni dopo Caroline denuncerà l’accaduto facendo scattare le indagini. La coinquilina della ragazza riferirà agli inquirenti il racconto di lei, una volta rientrata: "Mi ha detto che lei aveva riferito ai ragazzi che forse era meglio se tornava a casa. Loro avrebbero risposto: “Ma noi siamo carini con te, siamo gentili“". Papà Cristiano ieri è tornato a difendere il figlio in un secondo video su Instagram, attaccando media e “odiatori“: "Quei video li abbiamo consegnati spontaneamente alla polizia perché ci sono elementi di innocenza e non di colpevolezza. E oltretutto non c’è nessuna scena di sesso. È normale che l’impianto accusatorio “sbobini“ a seconda degli elementi che devono rafforzare l’accusa. Abbiamo protocollato 1.900 messaggi (di "leoni da tastiera", ndr) che presto consegneremo alla polizia postale". 
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