Calciatore condannato: "Violenza sessuale di gruppo". Il giudice: sei anni a Portanova

Il centrocampista del Genoa si difende: "Sono innocente". Stessa pena inflitta allo zio. La studentessa di 22 anni vittima dello stupro: "Finalmente è stata fatta giustizia"

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Roma, 7 dicembre 2022 - "Che cosa devo dire? Sono innocente". L’unica frase del calciatore del Genoa, Manolo Portanova, 22 anni, uscendo dal tribunale di Siena insieme al padre Daniele e ad alcuni amici. Il gup Ilaria Cornetti l’ha condannato ieri a 6 anni per violenza sessuale di gruppo e lesioni dolose nei confronti di una studentessa di 22 anni. Stupro avvenuto in un appartamentino vicino a Piazza del Campo nella notte fra il 30 e il 31 maggio 2021. Identica pena per lo zio del calciatore, Alessio Langella, 24 anni, anch’esso giudicato con rito abbreviato. Rinviato a giudizio l’amico che quella sera era con loro, Alessandro Cappiello, 25 anni. Per lui il processo inizierà il 21 febbraio. Il quarto giovane accusato della violenza, all’epoca under 18, sarà giudicato dal tribunale dei minori.

"La mia assistita si è subito messa a piangere dalla gioia quando ha saputo la decisione del giudice", commenta l’avvocato della studentessa Jacopo Meini. "Sono felice che la giustizia abbia creduto in me. Ringrazio immensamente tutto il team che ha lavorato per me e che con me ha sofferto. Ho trovato – spiega la giovane, che non era presente in udienza – una seconda famiglia che mi ha supportata e creduto fin dal primo istante. Continuerò con la mia lotta personale per poter recuperare appieno ciò che mi hanno tolto e forse sarà la parte più difficile. Ma questo è un grande traguardo per la giustizia italiana, per me stessa, per la mia famiglia e per tutte le donne vittime di violenza che non sono credute. Ce l’ho fatta io, possiamo farcela tutte insieme".

Il gup Cornetti ha disposto, oltre alle pene accessorie, il pagamento in solido da parte di Portanova e Langella di una provvisionale di 100mila euro per la ragazza, 20mila per sua madre, nulla per il padre e 10mila per l’Associazione ’Donna Chiama Donna’, anch’essa parte civile. "Spero che questa condanna costituisca per gli imputati un punto di ripartenza. Una presa di coscienza della gravità di certi comportamenti – osserva l’avvocato dell’associazione Claudia Bini –, dei danni che provocano e che da ciò ripartano con maggiore serietà e rispetto per i rapporti personali, soprattutto fra uomo e donna. Che utilizzino anche la notorietà che hanno per diffondere un messaggio non tossico ma, ripeto, a favore del rispetto fra le persone".

Manolo Portanova, che ha giocato anche domenica contro il Cittadella con la maglia del Genoa da ieri allenato da Alberto Gilardino, è arrivato in tribunale all’ultimo momento infilandosi dentro l’aula insieme allo zio Alessio Langella. Con lui, oltre ai genitori e alla fidanzata, anche alcuni amici e parenti ad attendere la lettura della sentenza dopo l’udienza fiume del 22 novembre scorso in cui il pm Nicola Marini aveva chiesto appunto la condanna per entrambi a 6 anni e il rinvio a giudizio per Cappiello. Non ha fatto neppure una grinza in aula, il giocatore. Che dopo il verdetto, scuro in volto e visibilmente teso, si è trattenuto a lungo a parlare con il difensore Gabriele Bordoni e Alessandro Betti, legale di Langella. Scontato che verrà presentato appello una volta lette le motivazioni il cui deposito avverrà fra 90 giorni. "Il dibattimento è la sede naturale dove chiarire la situazione – ha osservato l’avvocato Antonio Voce che assiste Cappiello – ; il giudizio attuale è allo stato degli atti, sulla base delle carte. Nel processo verranno sentiti i testimoni e acquisiti documenti: riteniamo di poter chiarire tutto".

Una partita in aula che si giocherà molto sulle chat prelevate dai cellulari della studentessa e dei quattro che secondo il giudice hanno abusato di lei. Più sul video della ragazza girato quella sera da uno degli imputati. Una violenza che sarebbe stata perpetrata "come passatempo per la serata", secondo quanto sostenuto dal gip Jacopo Rocchi accogliendo la richiesta di applicazione dei domiciliari. Poi revocata mutandola in divieto di avvicinamento alla ragazza, che credeva di passare una serata con Portanova di cui si era invaghita. Così era iniziata la sua odissea.